Storia della letteratura europea - Torna in homepageRamón María del Valle-Inclán


Ramón María del Valle-Inclán


Si chiamava Ramón del Valle y Peña, ma si cambiò il nome per crearsi una nobiltà fittizia. Nacque nel 1869 a Villanueva-de-Arosa [Pontevedra]. Da giovane si recò in Messico. Al ritorno aveva già i connotati esteriori, i lunghi capelli, la barba in colta, occhiali rotondi, il moncherino sempre esibito, che ne fe cero la figura più stravagante del mondo letterario spagnolo del tempo. Oppositore della dittatura di Primo de Rivera, fu arrestato più volte. La repubblica lo nominò direttore dell'Accademia spagnola di Roma. Negli ultimi anni abbandonò la vita pubblica e si ritirò in Galizia. Morì a Santiago-de-Campostela nel 1936.
In campo narrativo Valle-Inclán ha lasciato tra l'altro quattro libri di racconti, come Sonate (Sonatas, 1902-1905), le tre Commedie barbare (Comedias bárbaras, 1907-1908). Il romanzo Il tiranno Banderas (El tirano Banderas, 1926). E il ciclo di roman zi L'arena iberica (Ruedo ibérico, 1927- 1933) di carattere storico.
Per il teatro ha scritto varie opere. Il marchese di Bradomín (El marqués de Bradomín, 1907) il cui protagonista è presente anche negli omonimi racconti. La marchesa Rosalinda (La marquesa Rosalinda, 1913), Divine parole (Divinas palabras, 1920), Luci di bohème (Luces de bohema, 1924). Una serie di Farse (Farsas, 1920) in versi.
I volumi in versi gli hanno dato un posto di rilievo tra i poeti modernisti: Aromi di leggenda (Aromas de leyenda, 1907), La pipa di kif (La pipa de kif, 1919), Il passeggero (El pasajero, 1920).
In poesia Valle-Inclán rimase legato al modernismo e a un accentuato estetismo. Nella prosa e nel teatro abbandonò via via le forme decorative delle prime opere per avvicinarsi all'espressionismo. Originali soprattutto le pagine satiriche de "Il tiranno Banderas", scritto in un linguaggio in gran parte deformato. E gli «esperpentos», come li chiamava lui coniando un termine appo sito, farse teatrali dove domina una specie di grottesco conti nuo, che deve molto alla tradizione di Quevedo e di Goya, e che fa di lui, anche grazie a alcune opere come "Divine parole" e "Luci di bohème", il miglior drammaturgo spagnolo dell'epoca.



[1997]

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