Ferenc
Molnár
Ferenc Molnár
Ferenc Molnár nacque a Budapest nel 1878
(morì a New York nel 1952), di origine israelita, fece
il giornalista, divenne molto noto con le sue commedie. All'inizio
della seconda guerra mondia le si trasferì a causa delle
persecuzioni razziali negli Stati Uniti dove morì.
Il suo libro più noto è il romanzo I ragazzi della
via Paal (1907) storia dolce-amara della lotta tra due gruppi
di ragazzi per la conquista di uno spazio libero per i giochi,
cui mette fine la speculazione edilizia: il mondo dei ragazzi
è contrapposto a quello degli adulti, i ragazzi si costruiscono
regole e leggi autonome, un proprio codice etico alternativo;
nel gioco, vissuto dai ragazzi seriamente, la "guerra" riesce
a perdere il carattere di violenza e di drammaticità che
ha invece nel mondo adulto, i suoi ragazzi sono "eroi" di queste
gesta epiche. La cosa seria e pura dei giovani eroi di via Paal
era quell'incruento 'giocare ai soldati' come un surrogato di
ideali eroici e nobili. Alleggerite proprio dal carattere di "cose
di ragazzi" della 'guerra', dalla rievocazione di una vicenda
minore e consegnata al passato con cluso, elegizzato ma in cui
la realtà vera non è messa alla porta ma è
ben presente in trasparenza.
Da ricordare anche Danubio blu (ma il titolo originale era diverso,
1902) in cui è l'amore disperato di una quindicenne per
un brillante letterato-viveur che le si rivelerà come l'amante
della sua bella madre. Epilogo cupo: Pirkó, la ragazzina,
cercherà la morte nelle onde straripate del Danubio. Il
tutto narrato con le vità, leggerezza, quasi per contrasto
con il finale e quell'idea le infranto nel cuore della "piccola
dama" davanti alla banalità mondana e adulta.
Tra le numerose opere teatrali si ricordano la commedia Il diavolo
(1907), il poema scenico Liliom (1909) sulle vicende ter rene
e ultraterrene di un candido e violento imbonitore di un parco
di divertimenti, e Giochi al castello (1925) «metarappre sentazione»
di uno spettacolo di attori. Nel teatro di Molnár elementi
realistici e elementi fiabeschi e simbolici si mescolano, quasi
a rappresentare la fragilità delle illusioni e dare una
evasione nel sogno.
[1997]
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