Storia della letteratura europea - Torna in homepageArea russa nel XVI secolo


Area russa nel XVI secolo


Il principato di Mosca sempre più esprime le sue tendenze imperiali. Nel 1547 Ivan IV "il terribile" si proclama zar. In slavo-ecclesiale sono La storia di Costantinopoli e i Racconti sul regno di Babilonia che, probabilmente da modelli bizantini rielaborati da redattori cinquecenteschi, insistono sul motivo del trasferimento delle insegne imperiali da Bisanzio a Mosca indicata come "la terza Roma". La tendenza più specificatamente mistico-filologica, determinata dalla riforma stilistica proveniente da Eutimio di Tirnovo, si perpetua nello stile elevato e grecizzante di Vassian Patrikeev (morto nel 1515), monaco e boiaro d'alto lignaggio, violento accusatore dei latifondi ecclesiastici e della chiesa statalizzata.
Importante l'opera di revisione puristica dell'erudito greco Maksim Grek anch'egli nemico della proprietà ecclesiastica, polemico contro i soprusi dei potenti e degli avidi, autore molto fecondo (più di 150 opere).
La tendenza della "rinascita" slavo-ortodossa a essere strumento per la fastosa esaltazione del potere centrale, si perpetua negli scritti del metropolita Makarij (1482\1563), campione della retorica imperiale; e condiziona l'evolversi delle povesti, sempre più nell'orbita dell'eloquenza patriottico-monarchica. La produzione cinquecentesca è caratterizzata da polemiche, come quella che oppose il partito dei vescovi, capeggiato dal vigoroso polemista Josif di Volokalamsk (1439\1515) fautore dei diritti secolari cella chiesa, a quello degli "eremiti d'oltre Volga", tra cui il beato Nil Sorskij (1433\1508), tesi a una concezione mistico-ascetica della chiesa. Nil Sorskij era il nome religioso del moscovita Nikolaj Majkov. Egli predicava la povertà della chiesa, il lavoro manuale dei monaci, avversò il potere temporale della chiesa ortodossa e la formazione dei latifondi di proprietà dei monasteri. Scrisse molte opere: epistole, preghiere, sermoni, trattati di esegesi biblica, nuove redazioni delle vite dei santi. Si veda in questo quadro anche lo scambio di epistole tra il boiaro esule Andrej Michajlovic Kurbskij (1528\1583) e Ivan IV (1530\1584), lo zar del principato russo salito al trono nel 1547. Kurbskij era stato allievo di Maksim Grek, era dotato di vasta cultura soprattutto classica latina: fu traduttore di Cicero e di Aristoteles. Prima al servizio di Ivan IV, cadde in disgrazia e si rifugiò in Lituania. Scrisse una "Storia del grande principe moscovita" (1573), ma soprattutto tre celebri Epistole a Ivan IV (1564-1579) redatte in uno stile retorico molto elaborato, in cui sostenne la sua idea di una monarchia aristocratica, contro l'autocrazia sempre più assoluta dello zar, e in cui accusava lo zar di aver distrutto violentemente il fiore della nobiltà e del clero russi. Alle accuse, piene dell'orgoglio dell'antica casta nobiliare, formulate in uno stile volutamente erudito da Kurbskij, lo zar Ivan IV risponde affermando il diritto autocratico in termini di immediata efficacia. Allo stile aristocratico e allo sfoggio dottrinario del boiaro fuggiasco Ivan IV, benché non meno colto e letterato, oppone il suo stile immediato, in cui sono improvvisi scatti d'umore che lacerano le convenzioni retoriche e danno una scrittura istintiva, appassionata, in cui gli espedienti stilistici si piegano a un pensiero dominante: l'affermazione categorica del diritto autocratico. Ivan IV del resto, rivela il suo studio accurato della tecnica oratoria nella sua "Storia del granduca moscovita". Dalla esigenza di una letteratura come critica immediata della situazione, non più conformata sulle norme generali prescritte dalla Scrittura, nascono trattati come Il libro dei gradi (Stepennaia Kniga), e Il governo della casa (Domostroj) che rivela punti di contatto con "Il cortigiano" di Baldesar Castiglione. In campo religioso è Il libro dei cento capitoli (Stoglav), raccolta delle decisioni del concilio ecclesiastico convocato nel 1551 da Ivan IV. Le decisioni, relative a materia dogmatica e ritualistica, all'amministrazione e alla disciplina della chiesa (norme sulla vita monastica, sui tribunali ecclesiastici), tendono a dare una sistemazione giuridica del sistema ecclesiastico fino ad allora completamente privo di regole.



[1997]

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