Torquato 
              Tasso: produzione saggistica 
            
             
             
              Torquato Tasso: produzione saggistica 
               
               Vasta la produzione in prosa. Importanti soprattutto i Discorsi 
                dell'arte poetica e in particolare del poema eroico (1565-66), 
                e i Discorsi del poema eroico (1595). I "Discorsi del poema 
                eroico" sono una chiara enunciazione poetica. Tasso dice 
                di essere impegnato a scrivere (cantare) su un'azione "illustre, 
                grande e perfetta" con "altissimo verso", così 
                da meravigliare il lettore e, attraverso la meraviglia, far opera 
                moralmente giovevole. Programma neoaristotelico, in cui l'intento 
                pedagogico si affianca al perseguimento di una poesia sublime 
                sia contenutisticamente che linguisticamente, lontana dalla quotidianità 
                e dai suoi limiti. Importante anche il ricco epistolario, in cui 
                espresse inte ressi e ossessioni. Il perenne sentirsi negletto, 
                l'ansia di be nessere, le penose depressioni psichiche, l'assidua 
                riflessione critica sul "Gerusalemme". Attraverso le 
                lettere, negli anni della prigionia, mantenne il contatto con 
                il resto del mondo, e diede di sé l'immagine che intendeva 
                proporre agli altri e consegnare ai posteri. Più velata 
                la presenza dell'autore nei 26 Dialoghi che affrontano temi letterari, 
                filosofici, morali: la bellezza, la nobiltà, la gerarchia 
                degli esseri da dio all'uomo, il governo della casa, i costumi 
                cavallereschi dell'epoca, la poesia toscana ecc. Una tendenza 
                enciclopedica, che ha finalità pratiche-manualistiche. 
                Tasso si riallaccia alla tradizione dialogica del secolo. Il suo 
                argomentare è spesso minuzioso, degno della casistica del 
                tempo. Non mancano accenti sofferti e persuasivi: così 
                quando esprime il trepido vaneggiare della sua anima priva di 
                sicuri sostegni, l'intima percezione dell'infermità dell'uomo, 
                il desiderio di silenzio e annullamento, il senso dell'esotico 
                del favoloso del demoniaco (il dialogo Il messaggero , Il messaggiero), 
                la nostalgia per ospitalità gentili, di un sereno conversare 
                ( Il padre di famiglia ). 
               
              
               
              [1997]
              
             
            
             [Up] Inizio pagina | [Send] 
  Invia questa pagina a un amico | [Print] Stampa 
  questa pagina | [Email] Mandaci 
  una email | [Indietro] 
Europa: Antenati - la storia della letteratura europea online 
  -   
  © Antenati 1984-2006, an open content
   project
 
           | 
         
       
     |