Torquato
Tasso: un poeta in precario equilibrio
Torquato Tasso: un poeta in precario equilibrio
Nel complesso della sua opera Tasso appare sempre impegnato
in una affannosa ricerca di punti di riferimento che gli diano
sicurezza: la corte, l'accademia, le regole aristoteliche, le
normative religiose controriformistiche, l'autorità del
potere monarchico assoluto ecc. Dietro le apparenti certezze indovina
forze inquietanti, che lo attirano altrove. Avverte sempre la
sostan ziale precarietà del tutto, il terrore e il fascino
dell'estinguersi della vita. Si affaccia su realtà sfuggenti
e misteriose. Nel momento in cui si aggrappava a una civiltà
per cercare una propria stabilità esistenziale, ne avvertiva
l'inadeguatezza a rispondere alle sue esigenze. Signi- ficativo
in questo senso il ricorrere nei suoi versi di vocaboli come "ignoto",
"innumerabile", "antico", "infinito",
"deserto", "solingo", "solitudini",
"ruina". Spia di una forma interiore sospesa tra lo
smisurato e il nulla. L'opera di Tasso ha avuto gran peso nello
sviluppo poetico successivo. Già barocca in molti aspetti,
influì sugli arcadisti, si fece sentire fino alla produzione
poetica del XIX secolo ita lico. La sua fortuna critica fu legata
prima al prolungamento del dibattito sull'epica cavalleresca:
il "Gerusalemme" assunse valore di esempio concreto
di un modo di scrivere poesia narrativa. In epoca romanticista
l'attenzione fu portata sulle vicende biografiche e personali
di Tasso: fu visto come un letterato romanticista, in perpetuo
conflitto con il mondo circostante, la sua figure indusse una
serie di ricostruzioni saggistiche ma anche rivisitazioni in opere
di fiction (si pensi al dramma "Torquato Tasso" di Goethe,
1790). Superati i risentimenti e gli atteggia menti che questo
tipo di valutazione comportava, si sono indagati nel XX secolo
gli aspetti più propriamente letterari della sua opera,
mettendone in luce i rapporti con la nascente produzione barocchista.
[1997]
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