Storia della letteratura europea - Torna in homepageMichel Eyquem de Montaigne


Michel Eyquem de Montaigne


Michel Eyquem de Montaigne nacque da una famiglia di nobiltà recente, arricchitasi con il commercio. Il padre, abbandonati gli affari, si era dedicato alla vita pubblica (fu sindaco di Bordeaux), ed educò il figlio con metodi estremamente liberali, improntati agli insegnamenti di Geertsz. Visse per un certo periodo a Paris, ma soprattutto nel suo castello vicino Bordeaux. Di un viaggio in Germania e Italia ha lasciato un diario (Journal de voyage en Italie par la Suisse et l'Allemagne, pubbl. 1774) interessante dal punto di vista biografico sociale e linguistico. Tradusse la "Teologia naturale" (Theologia naturalis, 1569) del catalano Ramón Sabunde cui dedicò l'ironica "Apologia" compresa nei "Saggi", piena di scetticismo e volta a dimostrare l'impossibilità di giungere alla verità e a smitizzare la posizione di privilegio dell'uomo nell'universo. Ma l'opera centrale di Montaigne sono i Saggi (Essais), che rielaborò instancabilmente fino alla morte. Dopo i primi due libri del 1580 stampati a Bordeaux, nel 1588 è una edizione Parisna in tre libri. L'edizione postuma definitiva apparve nel 1595 a Paris, a cura di Mlle de Cournay. I "Saggi" derivano il proprio nucleo originario da una silloge di aneddoti, citazioni, sentenze provenienti dalla cultura e dalla storia greco-latina e successiva. Ciò Montaigne li accompagnava con annotazioni, ne faceva spunto per riflessioni. Un progetto all'inizio limitato, che poi si dilatò inserendo come spunto episodi della propria vita e del proprio tempo, considerazioni personali. Montaigne racconta sé stesso, la propria vita contingente e piena di dubbi: nello stesso tempo mette in discussione «l'inter filosofia morale» perché «ogni uomo porta l'intera forma dell'umana condizione». Il suo è un relativismo morale che trova sbocco nel mito della libertà interiore del saggio: ignora i problemi sociali e politici. Montaigne contribuì a liberare il pensiero morale e filosofico del suo tempo dal fango dell'autorità-autoritarismo e della tradizione-dogma. E' uno spirito anti-sistematico e a-sistematico, oscilla sempre tra tentazioni stoiche, inclinazioni epicuree e appassionato scetticismo. Da lui deriva una dimensione caratteristica dell'umanesimo occidentale: proprio nel momento in cui i suoi "Saggi" mettono in crisi le certezze libresche e umanistiche, propongono una nuova antropologia, un nuovo inventario obiettivo e alieno da ogni mito dei caratteri e degli attributi dell'uomo. Da lui deriva l'ideale dell'"honnête homme" che ebbe tanta fortuna nel XVII secolo francese: modello di uomo sincero, equilibrato, padrone di sé e in pace con la propria coscienza.



[1997]

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