Luis 
              de León 
            
             
             
              Luis de León 
               
               Luis de León nacque a Belmonte nel 1527. Frate agostiniano 
                dal 1544 nel convento di Salamanca, studiò teologia a Salamanca 
                dove poi insegnò dal 1565. Nel 1571 fu denunciato all'Inquisizione 
                per aver messo in dubbio l'attendibilità della "Vulgata" 
                e per aver tradotto in castigliano il "Cantico dei cantici". 
                Subì un duro processo, durante il quale si difese con grande 
                energia, e fu in carcere fino al 1576. Lui che era intransigente 
                contro domenicani, geronomiti e gli stessi agostiniani, fu accusato 
                di sospetta eterodossia per la sua convinzione che i testi della 
                Bibbia non furono alterati dalla tradizione ebraica, e per l'utilizzo 
                della linguistica nell'esegesi testamentaria. Liberato, tornò 
                all'insegnamento. Fu di nuovo denunciato all'Inquisizione nel 
                1580 e nel 1582, ma riuscì a evitare la condanna. Morì 
                a Madrigal-de-los-Altas-Torres nel 1591. 
                 
                Scrisse una serie di opere in prosa, tra cui una Spiegazione del 
                Cantico dei cantici (In Cantico cantocorum explanatio, 1580), 
                I nomi di Cristo (De los nombres de Cristo, 1583), La sposa perfetta 
                (La perfecta casada, 1583). I nomi di Cristo sono un 
                dialogo religioso, in cui tre amici sotto una pergola appartata 
                tra gli alberi discutono della figura di Cristo e dei nomi che 
                le Scritture gli attribuiscono: germoglio, cammino, pastore, braccio 
                di Dio, padre del secolo futuro, re di Dio, sposo, figlio di Dio, 
                agnello ecc. Per Luis è un'occasione per dipingere un grande 
                affresco in cui il nome diventa simbolo e racchiude in sé 
                un microcosmo nel quale armonia e lotta concorrono a qualificare 
                l'identità del soggetto; nel nome si accompagna e si compie 
                un destino, in questo caso quello di Cristo. Le cose migliori 
                sono considerate oggi le opere poetiche, che considerava indegne 
                della pubblicazione e che furono raccolte solo dopo la morte e 
                pubblicate nel 1631. Fece anche traduzioni di poeti greci latini 
                e italici, e dei "Salmi" biblici. Luis de León 
                è un lirico limpido e equilibrato, virgiliano, non alieno 
                da lucide aperture speculative. E' più vicino al sereno 
                culto della bellezza e all'incantato stupore di fronte alle meraviglie 
                della creazione piuttosto che ai trasporti mistici di Juan 
                de la Cruz o di Teresa d'Avila. 
                Le sue opere religiose furono lette e apprezzate da Cervantes, 
                Lope de Vega, Quevedo. Già nel XVII secolo la sua poesia 
                (in cui sono tracce e influenze di Petrarca, Bembo, Pindaro, Euripide, 
                Virgilio, ecc.) fu contrapposta all'intellettualismo e agli eccessi 
                verbali del barocchismo. 
               
              
               
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