Ben
Jonson
Ben Jonson
Ben Jonson nacque a London nel c.1572. Iniziò
brillantemente gli studi alla Westminster School, ma il patrigno
lo costrinse ad abbandonarli e a imparare il mestiere di muratore.
Fu soldato, poi attore. Nel 1598 fu in prigione per aver ucciso
in duello un collega. Nel 1599 ottenne il primo successo in teatro
con Ognuno nel suo humour (Every man in his humour), prima di
una serie di commedie satiriche in cui sono protagonisti personaggi
eccentrici e caricaturali. Negli anni successivi Jonson scrisse
moltissimo: tragedie, commedie, masques, poesie e prose critiche.
Giunto al successo a corte e alla carica di poeta laureato, cadde
in di sgrazia dopo una lite con lo scenografo Inigo Jones: dovette
interrompere la produzione di masques per la corte, i suoi ultimi
drammi furono accolti freddamente, i creditori lo perseguitarono.
Morì nel 1637.
Tra le commedie più famose di Jonson
è Volpone (1606), spietata satira dell'avarizia. Protagonista
di questa commedia è un ricco veneziano senza figli, Volpone,
che si finge moribondo per farsi beffe di chi mira a ereditare
il suo patrimonio. Gli amici fanno a gara a coprirlo di doni,
ognuno nella speranza di essere nominato erede. Volpone è
preso dalla bella moglie di Corvino, Clelia. Crovino, persuaso
dal servo di Volpone, Mosca, che congiungendosi con la donna il
vecchio tirerebbe le cuoia, si precipita a portargli la moglie
a casa. Volpone nomina suo erede Mosca e fa spargere la notizia
della propria morte. Mosca, bramoso an che lui dell'eredità,
giura ai magistrati di essere appena tornato dai funerali del
suo padrone. Volpone è costretto a rivelarsi. I suoi raggiri
sono puniti: Mosca finisce alle galere, Volpone in carcere.
L'alchimista (The alchemist, 1610) è
una vivacissima storia di imbroglioni e imbrogliati. Più
serene La silenziosa (The silent woman, 1609), e Fiera di san
Bartholomew (Bartholomew fair, 1614).
Tra le tragedie di ambiente romano la migliore è Sejanus
(1603).
Le poesie furono raccolte nelle Opere (Works, 1616), e in Sot
tobosco (Underwood, 1640).
Jonson rispettò sempre i canoni classicisti,
e tale si considerò sempre, pur non risparmiando le lodi
a Shakespeare, per esempio nei versi con cui si apre il grande
volume che nel 1623 raccolse per la prima volta l'opera scespiriana.
L'opera di Jonson però ha tratti di realismo, rivela una
acuta conoscenza del costume e del temperamento popolare. Molte
delle poesie brevi e alcuni masques hanno ispirazione lirica delicata
e sincera. I suoi prologhi teatrali ne fanno, per sicurezza di
gusto e capacità di penetrazione, uno dei più acuti
critici della storia letteraria inglese.
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