Giuseppe
Baretti
Giuseppe Baretti
Nato nel 1719 a Torino, soggiornò da giovane a Parma
e Milano. Nel 1751 si trasferì a London dove fu amico di
Johnson. Nel 1760 dopo un lungo viaggio in Portogallo Spagna Francia,
rientrò in Italia. Fu prima a Milano poi a Venezia (1763-1765).
Nel 1766 in seguito alle polemiche suscitate dai suoi scritti
nell'ambiente veneziano, ripartì per l'Inghilterra. Morì
a London nel 1789.
Baretti esordì come traduttore di Corneille. Scrisse
anche 47 componimenti burleschi, Le piacevoli poesie (1750). Al
periodo londinese appartengono oltre un dizionario inglese-italiano,
alcuni saggi in inglese tra cui una difesa della letteratura italiana
contro gli attacchi di Voltaire. Il suo nome resta legato alla
«Frusta letteraria». Questo periodico quindicinale uscì
a Venezia dall'1 ottobre 1763 al 15 gennaio 1765. Gli ultimi otto
numeri (19 aprile-15 luglio 1765) sono tutti occupati dalla polemica
con padre Appiano Buonafede (monaco dell'ordine dei celestini,
era nato a Comacchio nel 1716, morì a Roma nel 1793) autore
del libello anti-barettiano "Il bue pedagogo" (1764)
dopo che Baretti gli aveva stroncato una sua commedia ("I
filosofi fanciulli" 1754), e furono stampati a Ancona perché
il governo veneziano ne aveva vietato la pubblicazione. La «Frusta
letteraria» fu scritta quasi interamente da Baretti. Egli si finge
un vecchio soldato a riposo, Aristarco Scannabue che, ritiratosi
in un luogo campestre, passa il tempo a recensire e stroncare
i libri che si stampano e che gli sono prestati dal curato del
luogo, don Pietro Zamberlucco. Tra le altre opere importanti di
Baretti si ricordano le "Lettere familiari a' suoi tre fratelli"
(1762) in cui descrive i viaggi fatti in Spagna e Portogallo,
con colorite pagine sulle feste popolari e le corride. Il "Discorso
su Shakespeare e Voltaire" (Discours sur Shakespeare et monsieur
de Voltaire, 1777) è forse la sua opera critica maggiore:
Baretti prende le difese del teatro shakespeariano contro le censure
di Voltaire, precisa alcune tesi fondamentali dell'estetica illuministica.
Esalta anche la passionalità e la "irregolarità"
del "genio poetico", anticipando atteggiamenti romanticistici.
Nella "Scelta di lettere familiari" (1779) con il pretesto
di fornire agli inglesi uno strumento per imparare l'italiano,
riprende alcuni dei suoi temi. Baretti fu un vivace, rabbioso
polemista, che sacrifica spesso al gusto dello scandalo la coerenza
e la riflessione. Nella «Frusta letteraria» esaltò la "Vita"
di Cellini come documento di un carattere "naturale",
esaltò la chiarezza e semplicità di Metastasio,
derise il petrarchismo di Bembo, condannò come plebee le
commedie di Goldoni. Con la sua prosa giornalistica agile e robusta
diede rilievo eccezionale alle idee dell'illuminismo, battendosi
contro l'Arcadia per una letteratura fatta di "cose"
e non di parole, e governata dal buon senso.
[1997]
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