Storia della letteratura europea - Torna in homepageIo sono l'unica il cui destino, di Emily Brontë


Io sono l'unica il cui destino, di Emily Brontë

I am the only being

I am the only being whose doom
No tongue would ask no eye would mourn
I never caused a thought of gloom
A smile of joy since I was born
In secret pleasure--secret tears
This changeful life has slipped away
As friendless after eighteen years
As lone as on my natal day
There have been times I cannot hide
There have been times when this was drear
When my sad soul forgot its pride
And longed for one to love me here
But those were in the early glow
Of feelings since subdued by care
And they have died so long ago
I hardly now believe they were
First melted off the hope of youth
Then Fancy's rainbow fast withdrew
And then experience told me truth
In mortal bosoms never grew '
Twas grief enough to think mankind
All hollow servile insincere
But worse to trust to my own mind
And find the same corruption there

****

Io sono l'unica il cui destino

Io sono l'unica il cui destino
lingua non indaga, occhio non piange;
non ho mai causato un cupo pensiero,
né un sorriso di gioia, da quando sono nata.
Tra piaceri segreti e lacrime segrete,
questa mutevole vita mi è sfuggita,
dopo diciott'anni ancora così solitaria
come nel giorno della mia nascita.
E vi furono tempi che non posso nascondere,
tempi in cui tutto ciò era terribile,
quando la mia triste anima perse il suo orgoglio
e desiderò qualcuno che l'amasse.
Ma ciò apparteneva ai primi ardori
di sentimenti poi repressi dal dolore;
e sono morti da così lungo tempo
che stento a credere siano mai esistiti.
Prima si dissolse la speranza giovanile,
poi svanì l'arcobaleno della fantasia;
infine l'esperienza mi insegnò che mai
crebbe in un cuore mortale la verità.
Era già amaro pensare che l'umanità
fosse insincera, sterile, servile;
ma peggio fu fidarmi della mia mente
e trovarvi la stessa corruzione.

Contesto

Emily Brontë

 


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