Storia della letteratura europea - Torna in homepageWilhelm Heinrich Wackenroder


Wilhelm Heinrich Wackenroder

Wilhelm Heinrich Wackenroder nacque a Berlin nel 1773 (morì nel 1798). Amico e collaboratore di Tieck, fece parte con lui del circolo dei primi romanticisti a Jena. Le sue opere sono quasi tutte contenute nelle due raccolte pubblicate anonime dall'amico Tieck: Effusioni sentimentali di un monaco amante dell'arte (Her zensergiessungen eines kunstliebenden Klosterbruders, 1797) pub blicate anonime a Berlin insieme a testi di Tieck secondo la concezione dell'opera collettiva cara ai romanticisti, e Fantasie sull'arte per amici dell'arte (Phantasien über die Kunst für Freunde der Kunst, 1799) dell'immaginario musicista Joseph Ber glinger, pubblicate da Tieck dopo la morte dell'amico sempre in sieme a suoi testi. In seguito Tieck distinguerà i propri contributi da quello dell'amico. Essi ebbero una grande influenza sulla poetica del movimento romanticista: i saggi, le meditazioni, le fantasie contenute nelle due raccolte sono forse il primo compiuto esempio di critica romanticista. Wachenroder inventa due personaggi, un monaco appassionato di pittura e un musicista, e a essi affida i suoi sfoghi e le sue fantasie sull'arte. Gli "Sfoghi" vengono da un vecchio e pio frate che parla e dipinge nella sua cella, mentre le "Fantasie" sono quelle di un artista tormentato che per seguire la sua vocazione volta le spalle alla vita. Il pio frate irride le sottigliezze dei teorici che pretendono di svelare con le parole «il mistero dell'arte». L'arte è ineffabile, perché è diretta emanazione del divino, l'arte è ponte tra cielo e terra, «fonde ciò che è spirituale e sopra-sensibile in forme sensibili». Dio riconosce che accanto al sublime divino (la natura) c'è un sublime umano (l'arte). Nelle "Fantasie", nella storia del musicista che rompe con il padre, e si consuma in un ideale irraggiungibile finché , composta e diretta una memorabile "Passione" «si sentì completamente accasciato e sfinito [...], si trascinò malaticcio per qualche tempo e poco dopo morì », la musica-creazione divina diviene tormento, l'arte si rivela un mondo superiore e ostile alla vita: «perché il cielo volle che la lotta tra il suo entusiasmo etereo e la bassa miseria di questa terra lo rendessero infelice per tutta la vita?». La religione della bellezza di Wackenroder deriva dalle correnti pietistiche e dalla lezione classicista di Winckelmann: artisti ideali, sia per Winckelmann che per Wackenroder sono i greci e Raffaello. quest'ultimo è il solo artista degno di essere messo al loro fianco. Wackenroder approda a una visione dell'arte come dono divino, effusione estatica, di cui pittura e musica so no gli esempi più puri, più puri della stessa poesia giacché la parola è sempre inadeguata a rendere l'ineffabile. E' una ricerca di assoluto, quella di Wackenroder, decisamente idealistica e antirealistica (oltre che anti-borghese): la ribellione dei giovani romanticisti al modo di produzione capitalistico e alla società borghese che mercifica ogni valore.


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