Produzione
culturale ebraica tra il 1790 e il 1850
Produzione culturale ebraica tra il 1790
e il 1850
La cultura ebraica è interessata dalla
haskalah, l'illuminismo elaborato nell'europa centro-orientale:
N. Krochmal (nato a Brody 1785\1840) applicò la filosofia
hegeliana all'ebraismo, S.J. Rapoport (Leopoli 1790\1867) fondatore
con L. Zunz (Detmold 1794\1886) della "scienza dell'ebraismo",
cioè lo studio scientifico del complesso mondo ebraico;
I. Reggio (nato a Gorizia, 1784\1855) e
Samuel D. Luzzatto che fu filologo grammatico e poeta; fino
a A. Mapu (Kaunas 1808\1867) che tentò per primo la via
del romanzo ebraico.
Alla fine del secolo l'haskalah si spostò nelle zone polacche
e russe più fittamente popolate di ebrei. Mentre l'haskalah
elaborato nelle regioni occidentali alla fine del XVIII secolo
aveva optato per la ripresa dell'ebraico e il rigetto dell' jiddish,
gli autori orientali preferirono servirsi dello jiddish per comunicare
meglio e più diffusamente con la propria gente. In questo
mutamento di posizione c'entra molto l'influenza del populismo
russo. Tuttavia la lingua che viene ripresa non è semplicemente
la lingua tradizionale jiddish: gli autori intervengono sullo
jiddish mutandolo, rendendolo più moderno. Esempio tipico
è la traduzione dei Salmi a opera di Mendel Lefin Satanover
(1813): vicino alla lingua dialettale parlata (il prost yidish,
lo jiddish comune), ricca di slavismi, è una traduzione
che rompe con le vecchie traduzioni letterarie del testo biblico.
E' un processo di innovazione e modernizzazione che porterà
agli inizi del XX secolo all'emergere di una lingua standard.
Nel processo di sganciamento progressivo dagli antichi schemi,
ruolo centrale ha anche il chassidismo; esso assegna alla lingua
popolare una funzione fondamentale, ponendo l'ebreo comune, fino
ad allora emarginato dal sapere, al centro della fede. Con il
chassidismo si ha una ripresa del racconto (tradizione delle aggadot
talmudiche, midrashim, dei racconti dello Zohar) ma secondo un
mutamento di registro, in senso più marcatamente religioso:
non si trattava più solo di narrazione pittoresca o moralistica,
ma di far partecipare il racconto al processo di lode divina,
come le preghiere. Sono da ricordare i racconti di Isaac Levi
da Berditchev, le massime e le parabole etiche come quelle del
Maggid di Dubno, i canti popolari; lo tsaddik, il giusto, guida
spirituale della comunità, profeta e taumaturgo, diventa
l'eroe di una miriade di racconti meravigliosi. I Shivchei
ha-besht (1815), insieme di leggende per la gloria di Baal
Shem Tov, fondatore dello chassidismo, sono la raccolta più
popolare di questa tradizione agiografica, pubblicati sia in jiddish
che in ebraico. Con i Sippurei mayses di rabbi Nachman
di Bratzlaw, il racconto chassidico raggiunse il suo livello di
perfezione. Trasmessi oralmente, i racconti furono trascritti
in ebraico e in jiddish dal discepolo rabbi Nathan ben Naphtali
Sternharz. Per rabbi Nachman raccontare non era un'attività
secondaria, ma un vero esercizio spirituale con cui abbigliava
i pensieri più profondi, per dare a complesse riflessioni
teologiche semplicità e umiltà. Raccontare allontanava
la sofferenza, permetteva una maggiore comunicazione con dio;
nei suoi racconti traspare una visione tragica: la vita è
estenuata da una perpetua lotta tra il nit guter (il diavolo)
e le forze del bene, ed è continua la presenza dolorosa
dell'esilio. Nel cuore di questo errare tragico, rabbi Nachman
suggerisce la via per uscire dal labirinto: la sua è una
soluzione religiosa e mistica, attraverso la rivelazione della
fede la comunione con dio ma anche attraverso la gioia, la danza,
il canto e la preghiera. Sono racconti ispirati ai racconti del
folklore europeo e alle leggende aggadiche, e che hanno avuto
una forte influenza sulla letteratura ebraica moderna.
Con i suoi elementi fortemente tradizionalisti
e conservatori, lo chassidismo fu tra i bersagli preferiti della
critica dell'haskalà. Erano tutti gli aspetti della vita
tradizionale a essere passati al vaglio della critica più
violenta: I.B. Levinsohn nella sua commedia Hefker welt
critica l'oligarchia comunitaria, fonte di ingiustizie sociali
stridenti. L'educazione, il sistema di tasse, i costumi relativi
al matrimonio, il ritualismo ebraico giudicato troppo rigido ed
obsoleto, venivano condannati in testi come la commedia anonima
Di genarte welt (1816?). Lo chassidismo era visto come
una setta oscurantista, ostacolo al progresso degli ebrei. Uno
dei più accaniti anti-chassidisti fu Y. Perl, ricco mercante
di Tarnopol, tipografo, rappresentante della comunità ebraica
presso le autorità austriache; egli adottò gli schemi
del linguaggio della letteratura chassidica, per meglio combatterla:
furono proprio i racconti leggendari e agiografici chassidici
che servirono da matrice per questa sua operazione di parodia
e di ribaltamento, come la raccolta di racconti e lettere Maasiot
veigrot, e il testo più celebre di Perl, il Megale
temirin (Vienna 1819) pubblicato in ebraico ma di cui esiste
una versione jiddish ritrovata negli archivi del suo autore: obiettivo
è gettar discredito sull'assurdità irrazionale dei
racconti chassidici per smascherare la vanità del movimento.
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