Herman
Melville
Herman Melville
Nacque
a New York nel 1819, di ascendenza olandese per parte materna
e bostoniana e calvinista per parte paterna, dovette interrompere
gli studi a causa del fallimento e della morte del padre. Terzo
di otto figli, dopo vari tentativi di trovare un lavoro stabile,
attraversò per la prima volta l'Atlantico come mozzo sulla
nave 'Highlander' diretta a Liverpool. Fu il primo di una lunga
serie di viaggi, che avrebbero fornito materiale per i suoi libri.
Nel 1841, dopo aver peregrinato all'Ovest e al Sud, fece vela
per il Pacifico sulla baleniera 'Acushnet'. Disertore, dopo più
di un anno, alle isole Marchesi, visse per quattro mesi tra i
Taipi. Tornò a New York, scampato a altre avventure di
mare e di terra, nel 1844. Prese a scrivere. Nel 1850 è
l'incontro con Nathaniel Hawthorne, che lo spinsero a maturare
la sua riflessione esistenziale.
La pubblicazione delle opere più mature non fu accolta
bene dal pubblico. a 33 anni poteva considerarsi un fallito, che
a stento riusciva a mantenere la famiglia. Dopo anni di inutili
tentativi per sistemarsi, ottenne nel 1866 un posto alle dogane
di New York, dove restò fino al 1885. Morì a New
York nel 1891.
Il suo primo romanzo, Taipi (Typee, 1846) ebbe un grande
suc cesso come storia di vita vissuta. Traccia la mappa dell'illusorio
paradiso terrestre della sua esperienza del mondo 'selvaggio'.
Incoraggiato a proseguire la narrazione delle sue avventure, scrisse
Omoo (1847). Le picaresche esperienze del protagonista
e del suo compagno, il dottor Long Ghost, sono ravvivate da una
satira sociale contro l'influenza disgregatrice degli europei,
particolarmente dei missionari protestanti, sulle popolazioni
primitive. Mardi (1849) segna il passaggio dalla narrativa
avventurosa alla sperimentazione allegorica: complesso romanzo
satirico-filosofico, sul modello del "Gulliver" di Swift e del
"Sartor resartus" di Carlyle, sconcertò il pubblico che
si aspettava un altro libro di avventure esotiche.
Melville tornò al tema marinaresco e autobiografico con
Redburn (1849) e Giacca bianca (White jacket,
1850). Il primo è la rievocazione del viaggio del giovane
Melville in europa, e de scrive le violente impressioni che il
protagonista sperimenta con la brutale vita di bordo. "Giacca
bianca" è il resoconto dell'ultimo viaggio di Melville,
quello di ritorno a New York su una fregata della marina nordamericana.
Ritrae con indignazione i rigori e gli abusi della gerarchia e
della disciplina.
Esaurita la vena delle memorie, Melville si lasciò alle
spalle l'ironica visione giovanile per perseguire il tema del
viaggio come ricerca. Hawthorne lo spinse a riflettere sul tema
shakespeariano del rapporto tra apparenza e realtà, idillio
e allucinazione.
Nel 1851 uscì il suo capolavoro, Moby Dick. Un'opera
marina, ma non più nel filone picaresco e satirico, bensì
in quello grandioso dell'epopea. Il giovane Ishmael, narratore
e testimone, salpa sulla baleniera 'Pequod' capitanata da Achab.
Achab ha giurato vendetta a Moby Dick, una possente e maligna
balena bianca che in un viaggio precedente gli ha troncato una
gamba. L'equipaggio teme il diabolico mostro, ma è ipnotizzato
dalla sete di vendetta del capitano e lo segue. Inizia così
un inseguimento che si protrae sui mari di tre quarti del globo.
Il clima snervante di attesa offre lo spunto per lunghe riflessioni
di carattere fi losofico. La bianchezza dell'ineffabile balena
diventa metafora di realtà trascendenti la comprensione
umana. L'indiano Queequeg, l'unico vero amico di Ishmael, muore
prima della fine della vi cenda, dopo essersi costruito una bara
in cui intarsia strani ge roglifici. La caccia vera e propria
è descritta solo negli ultimi tre capitoli: Moby Dick,
avvistata e arpionata, trascina in una folle corsa le lance della
baleniera, annientando nave e equipag gio, trascinando nell'abisso
lo stesso Achab, crocifisso sul dor so dalle corde degli arpioni.
Unico sopravvissuto è Ishmael, che scampa aggrappandosi
alla bara di Queequeg come a una zattera.
Il mare, omerico e biblico, diventa il regno dei mostri, del terrore,
delle immense profondità che sfuggono all'intelligenza
umana. La balena bianca contro la quale lotta ostinatamente e
inutilmente il capitano Achab è un abbagliante simbolo
del male e dell'assurdità del mondo. La nave diventa un
microcosmo della società, e la caccia maniacale alla balena
riflette la determinazione dell'uomo a imporre la propria volontà
sulla natura, di possederla. La conclusione tetra getta una luce
fatale sul senso dell'avventura umana. La narrazione è
densa di significati simbo lici: essi scaturiscono a ogni passo
dalla ricchezza del testo, mossi dalla visione tragica della vita
che ebbe Melville, dal suo senso della disperante ambiguità
del bene e del male, tra cui l'uomo oscilla senza possibilità
di scelte definitive. Ma si tratta di simbolismi che non prevalgono
mai, nonostante la continuità e l'evidenza, sulla materia
narrativa, sul complesso affresco dell'umano destino. Come nel
poema di Alighieri, l'allegoria resta non fine a sé stessa
ma parte essenziale dell'architettura.
"Moby Dick" fu accolto da parte della critica del tempo come il
delirio di un pazzo. Il colpo decisivo alla carriera lettera ria
di Melville giunse con la pubblicazione successiva, accolta disastrosamente,
di Pierre o le ambiguità (Pierre or the ambiguities,
1852). E' un romanzo di vita contemporanea, melodrammatico e inverosimile,
centrato sull'amore tragico tra il protagonista e la sua sorellastra:
una allegoria dell'unione incestuosa tra bene e male. Il romanzo
possiede una sua selvaggia forza interiore. Protagonista è
Pierre Glendinning, che sul punto di sposarsi con Lucy Tartan,
scopre che il padre, ormai morto, ha avuto una fi glia illegittima.
Incontrata Isabel, chiede alla madre di aiutare la povera ragazza,
ma viene diseredato. Per non macchiare la memoria del padre, e
forse davvero innamorato di Isabel, finge di sposarla e fugge
con lei a New York, seguito dalla vera fidanzata. Aggredito da
un cugino di Lucy, che non sopporta la scandalosa situazione,
lo uccide per difendersi. Viene arrestato. La madre di Pierre
muore di dolore. Pierre viene trovato avvelenato, insieme a Lucy
e a Isabel, nella cella della prigione.
Dopo gli insuccessi delle opere oggi considerate maggiori, Melville
continuò a scrivere e pubblicare, ma quasi nell'anonimato.
Racconti della veranda (The piazza tales, 1856) contiene
pagine sulle isole Galápagos tra le cose migliori della
sua prosa. Di alto livello anche Bartleby , e Benito
Cereno. L'uomo di fiducia (The confidence man, 1857)
è l'ultimo romanzo della grande stagione melvilliana. Il
demonio vi compare sotto le spoglie di un venditore di inganni,
a bordo di un battello fluviale.
Melville scrisse ancora poesie, ricordi di viaggio, saggi. Un
lungo poema è Clarel . Si tratta di opere che
non furono pubblicate se non postume. Ultimo capolavoro è
Billy Budd marinaio (Billy Budd sailor) che fu pubblicato
solo nel 1924. Racconta con terribile semplicità la storia
di un marinaio accusato ingiustamente e condannato a morire come
se dovesse espiare il peccato di essere giovane e innocente. Siamo
nel 1797 e il giovane Billy Budd viene arruolato a forza nella
marina da guerra inglese. Il maestro d'armi Claggart, il cui odio
per Billy nasconde una passione repressa, lo accusa di tramare
un ammutinamento. Nel confronto con il capitano Vere, l'innocente
Billy non riesce a difendersi. Umiliato, colpisce con un pugno
Claggart, uccidendolo. Il comandante Vere, pur sapendo che Billy
è innocente, è costretto a farlo impiccare per l'omicidio.
Billy Budd muore benedicendo il capitano: Billy vivrà nella
memoria dei marinai come un martire.
Melville oggi è considerato tra i fondatori della tradizione
della fiction nordamericana. Con Hawthorne, Emerson, Thoreau e
Whitman forma quel gruppo di scrittori che nel decennio 1850 die
dero vita a una nuova letteratura negli Stati Uniti. Ci sono voluti
cinquant'anni perché si riconoscesse la sua grandezza.
La varietà delle sue esperienze, la concreta e acuta percezio
ne delle realtà storiche, la profondità del dramma
morale che visse, la grandiosità fantastica, la complessità
psicologica, la ricchezza epica fanno di Melville tra i maggiori
scrittori degli ultimi due secoli.
Bibliografia: Herman Melville
Typee (1846)
Omoo (1847)
Mardi (1849)
Redburn (1849)
White jacket (1850)
Moby Dick (1851)
Pierre or the ambiguities (1852)
The piazza tales (1856)
The confidence man (1857)
Clarel
Billy Budd sailor
USA 1800-1850
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