Francesco
Petrarca: i "Trionfi"
Francesco Petrarca: i "Trionfi"
Più ambizioso dei "Frammenti" è il disegno dei
Trionfi (Triumphi), poema in volgare
italico, in terzine dantesche. Iniziato probabilmente prima del
1340 [1] e compiuto nel 1374, manca di una redazione definitiva
anche se Petrarca vi lavorò fino all'ultimo. E' composto
di sei quadri di varia misura, e di capitoli che comprendono nell'ordine:
il Trionfo di Amore, di Pudicizia, di Morte, di Fama, di Tempo,
di Eternità. Essi corrispondono a 6 stadi della vita, ognuna
delle quali trionfa sul precedente.
La struttura e l'argomento sono questi: il primo quadro è
il Triumphus Cupidinis: al poeta, nell'anniversario del suo innamoramento
appare Amore trionfante. I modi del trionfo sono quelli dell'uso
romano. Amore è seguito da una schiera di prigionieri (amanti
celebri). Il poeta si unisce a questi per sapere chi sono, ma
viene anche lui soggiogato da Amore per essersi innamorato di
Laura. Viene così trasportato a Cipro. Nel Triumphus Pudicitiae,
Laura si ribella ad Amore e lo sconfigge, e celebra il proprio
trionfo a Roma, nel tempio della Pudicizia, con una schiera di
donne famose per la loro pudicizia. Nel Triumphus Mortis, Morte
si avvicina a Laura ancora attorniata dalle donne, e recide l'
"aureo crine" sacro a Proserpina. Laura muore. Ma compare
subito al poeta, in sogno, per dirgli che è stata fatta
beata. Nel Triumphus Fame, la Fama sconfigge la Morte: il trionfo
che ne segue vede Laura, e i più celebri personaggi della
storia antica e recente. Nel Triumphus Temporis, il moto rapido
del sole spinge il poeta a riflettere sulla vanità della
fama terrena. Al poeta appare la visione del Tempo trionfante.
Nel Triumphus Eternitatis, il poeta viene confortato dal cuore
che gli dice di confidare in dio. Gli appare la visione di un
"mondo novo, in etate immobile ed eterna", dove trionferanno
i beati e dove un giorno Laura gli riapparirà.
"L'opera è costituita da una serie di visioni mitiche
e simboliche che raffigurano, nella linea dei poemi allegorico-didascalici"
del tempo, "sentimenti e eventi umani innalzati, attraverso
l'allegoria, a moralità universale. Il tentativo di elevare
la materia dei propri sentimenti in una vasta rappresentazione
mitica e oggettiva fallisce per la debolezza e l'incongruenza
dell'architettura. Si salvano solo frammenti di squisito lirismo
nei quali risorge, al di là degli schemi libreschi, l'ineffabile
[...] mondo poetico di Petrarca" [2].
Nel complesso, per una lettura odierna, è un'opera deludente,
anche se ebbe a suo tempo una grossa influenza sui circoli eruditi.
La filologia ha provato a stabilire un testo unitario, mentre
la critica non è riuscita ad andare oltre l'isolamento
di qualche verso, divenuto famoso. Così nel ritratto di
Laura sul letto di morte, "pallida no ma più che neve
bianca" "morte bella parea nel suo bel viso".
Note:
[1] Il dibattito tra gli studiosi è aperto: c'è
chi propende per il 1340-1344 (Calcaterra). Altri (Contini, Billanovich)
sono più propendenti per il 1351-1352.
[2] La Nuova Enciclopedia della letteratura Garzanti. - Milano
: Garzanti, 1987. - p. 735.
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