 "Roman
di Alexandre"
"Roman di Alexandre"
Il Roman di Alexandre (Roman de Alexandre)
è un ciclo di poemi elaborati attorno al XII secolo. Conserva
la forma esterna della chanson-de- geste, ma riprendendo e svolgendo
in modo romanzesco le favolose tradizioni relative a Alexandros
"il Grande". Fonte principale di tali tradizioni è un testo
greco del III secolo il cui autore (uno pseudo-Callistene) si
fa passare per contemporaneo alle vicende narrate: il testo fu
conosciuto grazie alla versione latina che ne fece Iulius Valerius
(c.330).
Il nucleo più antico del ciclo, a quanto se ne sa attualmente,
è il poemetto composto in ottonari e nel dialetto franco-provenzale,
da Albericus da Pisanç on, alla fine dell'XI secolo o all'inizio
del XII. Di esso abbiamo solo un frammento iniziale di 105 versi,
ma lo possiamo ricostruire grazie a un rifacimento in decasillabi
fatto da un chierico originario del Poitou, un certo Simone. Questo
poemetto si fermava alla giovinezza dell'eroe.
Nella seconda metà del XII secolo la narrazione venne completata
con le imprese d'oriente e la morte di Alexandros-Alexandre, da
altri due chierici: Lambert le Tort e Pierre de Saint-Cloud. Essi
adottarono il dodecasillabo che, proprio per il successo dell'opera,
venne poi detto 'alessandrino'.
Tra il 1177 e il 1180, il normanno Alexandre de Bernay fuse i
poemi in un corpus monumentale di circa ventimila alessandrini,
che costituisce il poema definitivo.
Alexandre ha in comune con l'eroe delle chansons-de-geste la "prodezza",
che tuttavia è ora meno importante della "larghezza" di
cui dà prova: assomiglia a un signore feudale, alle cui
doti sociali e mondane unisce il desiderio di avventure e di esperienze
eccezionali. Di qui l'elemento dominante del roman, il meraviglioso
e l'esotico realizzato non senza anacronismi con la presentazione
di palazzi fastosi, paesi mitici, animali e piante mostruose,
sirene, piogge di fuoco.
Contesto storico
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