Storia della letteratura europea - Torna in homepageScheda: elegia


Scheda: elegia

Per noi elegia è un componimento che, a prescindere dal metro, esprime questo carattere. Nella storia letteraria uso del distico elegiaco (e dunque del metro) e espressione del carattere elegiaco non sono proceduti di pari passo. Nel medioevo con il termine "elegia" si indicava uno dei tre stili fondamentali (accanto a "comoedia" e "tragedia"). Famosa l'elegia "Diversità della fortuna e consolazione della filosofia" (De diversitate fortunae et philosophiae consolatione, XII secolo +) di Arrigo da Settimello che in 500 distici cantava il suo dolore per il mutamento della fortuna. Boccaccio intitolò "Elegia di Madonna Fiammetta" (c.1344-45) un romanzo psicologico in prosa e di intonazione amorosa e nostalgica.
Con il rinascimento si cercò di ripristinare la forma e il contenuto dell'elegia latina: Sannazzaro scrisse tre libri di "Elegiae", seguito da T.V. Strozzi, da 'il Panormita', G. Pontano, Poliziano.
In molta letteratura europea, su influsso umanistico, la preoccupazione di ripetere lo schema metrico latino prevalse sul rispetto dei contenuti elegiaci: J. Doublet traspose il distico in coppie di alessandrini a rima alternata; Ph. Sidney, E. Spenser, G. Hervey sperimentarono varie forme di poesia quantitativa.
Nella seconda metà del XVI secolo iniziò il declino d'interesse per queste esercitazioni formali (che furono utili però dal punto di vista dell'affinamento della tecnica), e si tornò a definire "elegiae" i componimenti ispirati a mestizia e dolore, a prescindere dai metri usati. E' una linea che fu fondamentalmente tenuta fino all'intero XIX secolo. Tra XVI e XVII secolo modello preferito fu Tibullus (rispetto a Ovidius). Sono importanti alcune elegie di B. Tasso (nelle "Rime" 1531), P. de Ronsard (in "Elegie, mascherate e pastorali", 1565), tre elegie di Garcilaso de la Vega ispirate a modelli italici, J. Milton ("Lycidas", 1638: per la morte dell'amico Edward King). Il XVIII secolo fu un secolo "elegiaco". Si espressero in elegia i sentimenti di tenerezza e malinconia: Elegie Lebrun, Ch.J. Chênedollé, A. Chénier. Famosa divenne l'"Elegia scritta in un cimitero campestre" (1751) di Th. Gray.
Nella produzione tedesca si cercò di far coincidere il metro, trattato su base accentuativa, con i contenuti sentimentali: F. Schiller, W. Goethe (Elegie romane, 1789), F. Hölderlin, E. Mörike. Fino ai prodotti del XX secolo: R.M. Rilke (Elegie duinesi, 1923) ecc.

Il -VI secolo in Grecia


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