 Cinema
dopo il 1945: lo stalinismo in URSS
Cinema dopo il 1945: lo stalinismo in URSS
Se in Usa domina il maccartismo, in Urss fa strage lo stalinismo.
Strage di cultura, nell'ambito di idee pre-belliche, affini alla
logica dei regimi totalitari nazifascisti.
In cinematografia lo stalinismo significa censura e persecuzione
di tutto ciò che non è ammesso. Hanno spazio solo
le opere che seguono le direttive del "realismo socialista". Tipico
film di questi anni è La caduta di Berlin (1949)
del regista georgiano Mikhail Ediserovic
Ciaureli: film agiografico, tendente a glorificare Stalin (non
a caso, anche lui georgiano). E insieme, l'epopea bellica dell'Armata
Rossa, la fine del Terzo Reich, l'amore tra il soldato patriottico
e la contadina. Ciaureli è il regista più rappresentativo
di quest'epoca: da La grande aurora (1938) a Il giuramento
(1946), fino a L'indimenticabile 1919 (1952), comprese
le riprese del funerale di Stalin, tutte le sue opere trasudano
un misto di desideri di grandezza, melodramma, populismo, con effetti
di umorismo involontario per chi può guardare quelle immagini
con l'occhio distaccato e la coscienza degli orrori staliniani.
Alla fine degli anni Cinquanta un rinnovamento avviene grazie a
lla nuova generazione che tenta di dimenticare gli orrori della
guerra, caratterizzandosi, nel quadro della produzione mondiale,
per una certa tendenza all'espressionismo e al romanticismo. Alla
nuova generazione appartiene G. N. Cuchraj.
Tra gli autori del disgelo sono da ricordare: Michail Kalatozov
(Letjat zuravli/Quando volano le cicogne, 1957 che ebbe la "palma
d'oro" al festival di Cannes l'anno successivo), I. E. Chejfic (Dama
s sobackoj/La signora dal cagnolino, 1960), A.A. Alov; e a parte
J. Rajzman e G. Kozincev. Il migliore è negli anni Settanta
Andrej Tarkovskij (Solaris, 1972). La vicenda del cinema
"sovietico" avrà un epilogo con un film come Insalata
russa (Salates russes, 1994), regia di Youri Mamine, con cui
si entra nella fine dell'URSS e nella nuova epoca post-1989.
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