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Cinematografia cinese


Cinematografia cinese

Dalla Cina, accanto a una produzione legata al realismo socialista e all'esaltazione di regime, provengono alcuni films che rompono gli schemi e i moduli occidentali. Sono films in cui, rispetto all'occidente, l'orologio del tempo sembra tornare indietro, in cui il feudalesimo si ritrova vivo e operante nella primitività di sentimenti e passioni.
Tra i cineasti cinesi si ricordano: Tsai Chu-shen, Chen Chu-li, Chu Shih-lin. E ancora, di Sang Hu, Ling Tse-feng, Shin Hua, Xia Yan (morto a 95 anni nel febbraio 1995, a Pechino).
Tra i migliori registi della fine del XX secolo, è Zhang Yimou. Dopo Lanterne rosse, è la volta de La storia di Qiu Ju (1992): l'attrice Gong Li interpreta qui Qiu Ju, irriducibile eroina in cerca di giustizia contro potere e burocrazia. Il capo villaggio ha picchiato il marito. Esige le scuse, deve andare in città per lottare per la sua giustizia.
Alla stessa generazione di Zhang Yimou fanno parte Chen Kaige, e Tian Zhuang-zhang. A essi si deve la rinascita del cinema cinese dopo la 'rivoluzione culturale'.
Chen Kaige ha diretto un film come Addio mia concubina.
Tian Zhuang-zhang ha diretto L'aquilone azzurro (1993). Il film, presentato al festival di Cannes e proibito in Cina a causa del suo "realismo", è la storia di un festino di sposi: Chen Shujuan e Lin Shaodong si sposano. La vicenda è ambientata in un piccolo cortile condominiale di Pechino: nei giorni della morte di Stalin. Fatti privati e fatti storici si intrecciano.



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