Gabriele
Salvadores
Gabriele Salvadores
Salvadores proviene dall'esperienza teatrale milanese (il "teatro
dell'Elfo") vicina alle esperienze del cabaret milanese degli anni
Settanta e Ottanta. Dalla fine degli anni Ottanta è regista
professionalmente accurato e di livello internazionale. Raggiunge
l'ambito traguardo dell'oscar con Mediterraneo,
film molto bello, storia di una piccola compagnia di soldati italiani
durante la seconda guerra mondiale, rimasti isolati nelle isole
greche a causa della guerra. Film solare, in cui gli elementi (acqua,
aria, terra) vivono una simbiosi teofanica con gli uomini. Il tema
degli "italiani brava gente" propria della cinematografia italica
sulla guerra riceve una rivisitazione alla luce di una "ricostruzione"
post-bellica che sembra aver devastato l'identità umana di
ciascuno, così che quell'esperienza greca viene rivista ad
una luce umanamente mitica. Il film è "dedicato a tutti quelli
che fuggono", testimoniando una delle linee di tensione proprie
di Salvadores, vicino all'esperienza politica della sinistra ma
anche all'esotismo e al misticismo post-68.
Con Nirvana, Salvadores tenta con buoni
risultati il film di genere fantascientifico, innestandosi all'interno
di filoni "blade runner" e a quello "cronebergiano", costruendo
un film che ha per tema la realtà virtuale. Protagonista
un programmatore (interpretato da Christopher Lambert) che idea
un video-game, all'interno del quale si innesca un processo di perdita
d'indentità e certezza di realtà. Il film, anche per
budget oltre che per impegno scenografico, si inserisce all'interno
delle produzioni del genere di tipo hollywoodiano.
Con Io non ho paura (2002), tratto da
un romanzo di Ammaniti, Salvadores riesce a cogliere il colore dell'infanzia
nell'assolata campagna pugliese, e l'inquitudine dell'incontro tra
due ragazzi di contro al mondo dei grandi.
Contesto
© Antenati - 1994-1998
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