Roberto
Rossellini
Roberto Rossellini
Roberto Rossellini (morto a Roma il 4 giugno
1977), dopo una gavetta come documentarista, sceneggiatore nel 1938
di Luciano Serra pilota di G. Alessandrini, nel 1941 esordì
con La nave bianca (nello stesso anno uscì "Uomini sul fondo"
di De Robertis) scritto da De Robertis e interpretato da attori
non professionisti. Rossellini mostra gli spostamenti di una nave
ospedale dove feriti di tutte le nazionalità trovano solidarietà
e intesa, nel comune dolore. Alla memoria di un sacerdote morto
in Russia è dedicato L'uomo della croce (1943): tra i contadini
terrorizzati dalla guerra e i fanatismi il cappellano porta un soffio
di calore umano. Roma città aperta (1944-1945, interpretato
da Anna Magnani e Aldo Fabrizi) è realizzato quando ancora
l'Italia è spezzata in due e la repubblica di Salò
è sul finire. Fede nella resistenza, attesa di libertà,
presa di coscienza del progresso morale del paese pur tra errori
e orrori sono ingredienti di un film pieno di umanità e emozione.
Le immagini spoglie, quasi documentarie (alle origini del film era
l'intenzione di fare un documentario sull'episodio del sacerdote
ucciso dai nazisti), costituiscono gli elementi della tragedia.
Paisà (1947) è centrato sul passaggio degli eserciti
nell'Italia del 1944. Film a episodi. Dallo sbarco americano in
Sicilia dove una ragazza che insegna la strada agli americani viene
uccisa dai tedeschi, all'incontro a Napoli tra "nù uaglione"
e un soldato nero, agli episodi di Roma, Firenze, Romagna, alla
misera fine dei partigiani fucilati alla foce del Po, il film possiede
alcune delle pagine più dense e emotive del cinema del dopoguerra.
Rossellini realizzerà poi meditazioni sulla Germania (Germania,
anno zero, 1948), sull'europa (Europa '51, 1952), sull'Italia (Viaggio
in Italia, 1953), sull'India (India, 1957) per tornare al realismo
con Il generale della Rovere (1959) e Era notte a Roma (1960).
Un film storico è La presa di potere di Luigi XIV (1967).
Nel cinema di Rossellini l'uomo è di volta in volta trionfatore
e vittima, eroe e meschino, dominatore e dominato; il senso del
cinema di Rossellini è forse questo: il non rinunciare a
niente di ciò che è umano. E, sempre, l'impegno: perché
questi uomini comuni operano tutti e si battono per qualcosa che
va al di là della propria vita e della propria salvezza.
L'impegno civile ha questo significato. I singoli non sono mai isolati:
vediamo ora la città occupata con le sue sofferenze collettive,
ora le condizioni di un continente che non recupera se non faticosamente
la propria volontà di vivere. Ovunque una immagine di babele:
uomini sempre di diversa provenienza, lingue diverse, sembra che
sia impossibile comprendersi, ma nel fondo degli uomini germinano
sentimenti, insorgono impulsi: alla comprensione, alla pace, alla
fraternità.
La straniera di Stromboli, terra di dio (1950) comprenderà,
rimarrà nell'isola vicino al marito ancora non sufficentemente
capito. I prigionieri di Era notte a Roma si sentiranno figli della
stessa patria anche se parlano inglese o russo. Il nero dell'episodio
napoletano di Paisà si commuove per la sorte di colui che
lo ha derubato. I protagonisti di Rossellini compiono un viaggio
morale, un itinerario dal torpore alla coscienza, dall'immoralità
alla moralità, nella speranza di un riscatto possibile anche
dopo le sofferenze più atroci. Il fotografo di La macchina
ammazzacattivi (1948-1949) ha a sua disposizione un apparecchio
che può far scomparire chiunque, ma preferisce rinunciarvi.
Totò recupera la libertà in Dov'è la libertà
(1952) ma preferisce tornare in prigione per la stessa strada attraverso
cui era fuggito. Bertone è ne Il generale della Rovere un
imbroglione, un falso generale, ma riconquista la dignità
e diventa anche lui un martire. Edmund cerca la morte in Germania,
anno zero, una forma di dignità che ai tedeschi, nel momento
più tragico della loro storia, sembra proibita per sempre.
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