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Krzysztof Kieslowski


Krzysztof Kieslowski

Krzysztof Kieslowski è nato a Varsavia nel 1941. Frequenta dal 1957 al 1962 la Scuola di Tecniche Teatrali. Si iscrive poi alla Scuola di Cinema di Lodz, dove si diploma nel 1969. Svolge una intensa attività di regista teatrale e Varsavia e a Cracovia. Nello stesso tempo si dedica al cinema, ed entra nello Studio Tor, diretto da Roszewicz e poi da Zanussi.

Inizia il suo tirocinio cinematografico con una lunga serie di documentari. I suoi primi film narrativi sono La cicatrice (Blizna, 1976), e Il cinematore (Amator, 1979). Sono le vicende tormentate della Polonia in quegli anni (lo "stato di emergenza" dichiarato nel dicembre 1981) a fargli precisare il senso della sua attività di autore cinematografico, il suo universo poetico-politico. Kieslowski è autore di due serie di film: il Decalogo (1989), e Tre colori (1992-1994). Tra queste due serie, il film La doppia vita di Veronica (1991), film sulle coicidenze e l'identità: film di passaggio e un po' troppo lambiccato.

Il "Decalogo" è una versione laica dei dieci comandamenti. Sono 10 film di un'ora, uno per ciascun comandamento biblico. Scrive *Fernaldo Di Giammatteo:

"Narra di esseri umani condannati a una espiazione crudele da un dio inflessibile, muto, forse maligno. Sono dieci storie tesissime, brutalmente esplicite (dolori, rancori, vendette, idiozie, follie), che Kieslowski narra schiacciando i personaggi, se si può dire, sotto la macchina da presa, senza concedergli - come il dio che evoca, non clericalmente - scampo alcuno". [1]

La serie dei "Tre colori" sono idealmente dedicati alla Francia. Sono: Film blu (1992), Film bianco (1993), Film rosso (1994). Storie individuali, a forte carica emotiva: una vedova di un musicista che scopre il tradimento di lui (Film blu), la beffarda vendetta di un barbiere polacco nei confronti della moglie (Film bianco), un vecchio magistrato che il caso condanna e salva (Film rosso). Scrive ancora *Di Giammatteo:

"Non c'è pietà, se non forse in Film Rosso, dove non solo si smaschera l'ignobile grettezza del giudice svizzero (Jean-Louis Trintignant) ma si guarda con speranza alla vita futura della giovane Valentine. C'è, sempre, la 'pressione' implacabile sugli esseri umani che l'occhio del regista osserva freddamente, secondo la sua ideologia inclemente (sua e dell'abituale sceneggiatore Krzysztof Piesewicz), il suo gusto per l'orrore mentale". [2]

Kieslowski è morto a Varsavia nel marzo 1996 a 54 anni per complicazioni cardiache dopo una operazione di bypass cardiaco.

Note
[1] Dizionario del cinema : cento grandi registi / Fernaldo Di Giammatteo. - Roma : Newton Compton, 1995. - a pag. 49.
[2] id., pag. 49.

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