Miklos Jancso
Miklos Jancso
Miklós Jancsó nacque a Vác [Ungheria] nel
1921. Laureatosi in giurisprudenza nel 1944, ha condotto campagne
etnografiche in Transilvania. Diplomatosi alla scuola di cinema
di Budapest, ha girato parecchi documentari. Il suo primo lungometraggio
è del 1958. Il primo film importante è I
disperati di Sandor (1965) in cui evoca la repressione della
rivolta dei 'senza speranza' durante i moti del 1848 nelle campagne
magiare: i contadini, ammassi in un forte, sono costretti, con tirture
e nefandi espedienti, a rivelare i nomi dei ribelli. L'armata
a cavallo (1967) è ambientato nella Russia del 1918,
nel corso della guerra civile: si mettono a confronto, alternando
i luoghi e i giorni, bianchi e rossi, entrambi crudeli, vincitori
e sconfitti. Con Silenzio e grido (1968)
chiude la trilogia della rivoluzione e della controrivoluzione:
siamo nell'Ungheria del 1919, al tempo della caduta della Repubblica
dei Consigli. Agnus Dei (1970) è
sulla vicenda di un prete reazionario schierato con i controrivoluzionari.
Salmo rosso (1972) è una sacra rappresentazione.
Scrive *Di Giammatteo: "[Jancsó] è l'esponente
più tipico di una drammatica transizione politico-culturale
negli anni più cupi, e ricchi di fermenti, dell'impero comunista.
L'ha vissuta, l'ha subita, ha cercato di comprenderla e di esprimerla
nei limiti in cui la censura ungherese glielo consentiva. E, soprattutto,
ha estratto dal dramma - personale, nazionale e storico - uno stile
che ne riproducesse il senso. C'è riuscito con cinque film,
dei numerosi girati, che analizzano il rapporto fra l'individuo
e il potere, il suddito e l'aguzzino, la ribellione e la repressione,
il furore e il dolore, la viltà e il coraggio [...]. Jancsó
procede dal collettivo all'individuale, restringendo di film in
film il raggio del suo obiettivo, ma sempre muovendolo in un continuo
cerchio avvolgente e dilatante (i personaggi, il paesaggio piatto
della pianura), in modo che gli uomini appaiano come catturati in
un laccio invisibile e costretti a girare tragicamente in tondo
[...]. Il rito è il sigillo di tutta la drammaturgia di Jancsó"
[1].
Note
[1] Dizionario del cinema : cento grandi registi / Fernaldo Di Giammatteo.
- Roma : Newton & Compton, 1995. - cit. p. 47.
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