Charlie
Chaplin
Charlie Chaplin
Charlie
Chaplin (Charles Spenser Chaplin nato a London nel 1889, morì
a Corsier-sur-vevey [Svizzera] nel 1977) è il pił grande
comico della storia del cinema, oltre che uno dei maggiori registi.
Inventore del personaggio-clown di Charlot, riconoscibile per le
sue scarpe enormi, il bastoncino pieghevole, il tubino e i baffetti
minuscoli. Figlio di un comico alcolizzato e di una madre cantante
di varietà, entrato fin da bambino nel varietà assieme
al fratello Sidney, esordì in teatro nel 1902. Scritturato
nella compagnia dei Commedianti londinesi (di Fred Karno) insieme
al fratello Sidney, nel 1910 partì per gli USA insieme a
Stan Laurel. Qui inizia la sua carriera cinematografica: nella seconda
delle due tournées americane, viene notato da Mack Sennett
grazie a una macchietta di ubriaco. E' Sennet ad aprirgli le porte
della Keystone, e di Hollywood.
La sua
filmografia conta almeno trentacinque titoli girati nel 1914
per la Keystone, 15 per la Essanay nel 1915-16, 12 per la Lone Star
Mutual nel 1916-17. Dopo il lungo tirocinio con le comiche brevi,
iniziò la serie dei suoi lungometraggi che diedero alla storia
del cinema un personaggio dotato di spessore umano, comico ma anche
patetico, elegiaco, umanamente sublime: sono soprattutto le pellicole
girate per la First National (First National Exhibitors Association)
tra il 1918 e il 1922, e per la United Artists tra il 1923 e il
1957. Della United Artists Charlot fu cofondatore, nel 1919, assieme
a Douglas Fairbanks, Mary Pickford e David W. Griffith.
Il monello (The kid, 1921)
racconta l'avventura a lieto fine di un vagabondo che raccoglie
un lattante abbandonato, lo tira sł con amore, ricorre alle astuzie
pił disperate per sfuggire alla polizia che non ammette che un vagabondo
possa allevare come si deve un bambino. Uno dei pezzi pił famosi
è il sogno del vagabondo, con i poliziotti travestiti da
angeli che si librano nel cielo del quartiere. Il film rievoca 'anche'
la poverissima infanzia di Chaplin a Kennington Road. Nella parte
del "monello" è Jackie Coogan, che era stato con
Chaplin anche in "A day's pleasure" (1918); la madre poi
ritrovata del bambino è interpretata da Edna Purviance.
Una donna di Paris (A Woman
of Paris, 1923) è un film malinconico, in cui si narra con
penetrazione psicologica il dramma di un amore infelice: Marie (Edna
Purviance) ama Jean (Carl Miller) ma non può sposarlo. Diventa
così la mantenuta di Revel. Ritroverà il suo amato
a Paris ma l'opposizione della madre alle nozze la porta al suicidio.
*Pudovkin lo definì "una delle pił dolorose e crudeli
storie di vita contemporanea". Chaplin è qui regista
e non interprete (principale: ma lo si vede come facchino della
stazione). Torna a essere regista e interprete nel comico Il
pellegrino (The pilgrim, 1922), in cui Charlot è un
condannato che evade, finge di essere un pastore protestante atteso
nella nuova parrocchia, scoperto mentre è vicino al confine
con il Messico è spinto a forza oltre confine dallo sheriffo
commosso da un delinquente così sprovvisto di cattive intenzioni.
Con La febbre dell'oro (The
gold rush, 1925) torna ai livelli de "Il monello". Cercatore
d'oro in Alaska, Charlot ha la fortuna di avere per amico un grosso
minatore (interpretato da Mack Swain) che ha scoperto una miniera,
e la sfortuna di innamorarsi di Georgia, ballerina in un ritrovo
di cercatori. Nella notte di natale Charlot ha dato appuntamento
alla bella Georgia in una baracca, ma Georgia ha acconsentito solo
per burlarsi di lui con le sue compagne. Finale lieto: Charlot trova
la miniera d'oro e sposa Georgia. Chaplin raggiunge qui un equilibrio
sublime tra comico e patetico.
La
crisi che colpì la produzione cinematografica statunitense
con l'avvento del cinema sonoro, portò molti autori al silenzio.
Chaplin fu tra i pochi che riuscirono a sopravvivere. Con Luci
della città (City lights, 1931) lanciò un'ultima
sfida al cinema sonoro: si tratta di un film sonoro ma senza parole.
Chaplin riesce a commuoverci con il racconto di una fioraia cieca
(Virginia Cherrill) che ritrova la vista grazie al vagabondo, a
farci ridere con i periodici incontri del vagabondo con un ubriacone
ricco generoso con lui quando è ubriaco ma che non lo riconosce
quando torna normale. Alla fine il vagabondo rinuncia al suo amore
per la ragazza perché lei sia felice.
Con Tempi moderni (Modern
times, 1936) Chaplin entra nella storia del cinema sonoro. E' qui
la protesta dell'uomo semplice contro la civiltà industriale
che trasforma gli uomini in automi privi di individualità
, un inno alla semplicità e alla libertà dell'amore
puro. Il vagabondo incontra un'orfanella (splendida, Paulette Goddard)
vissuta fino ad allora libera come un gattino nelle strade degli
slums; Charlot abbandona il lavoro alienante in fabbrica (famosa
la scena degli effetti dello sfruttamento capitalistico sull'operaio,
quella del tik e quella in cui l'operaio è stritolato dagli
ingranaggi della fabbrica-macchina), ma per amore di lei diventa
guardiano notturno; imprigionato innocente, riacquista la libertà
e parte con la sua bella al fianco. Qui per la prima volta appare
l'amarezza di fondo che sta dietro la trovata comica, e preoccupazioni
sociali che stanno alla base anche de Il grande
dittatore (The great dictator, 1940), satira dei regimi totalitari,
in cui Chaplin è accanto alla splendidissima Charlotte Goddard.
Sono in questo film alcuni momenti molto alti, anche se nel complesso
risulta forse poco compatto. La satira ha questi rischi, il procedere
per spezzoni, per "scene" o vignette. Famosissima la scena
di Hidler (il dittatore impersonato da Chaplin con tanto di baffetti)
che nel suo ufficio gioca con il mappamondo -pallone; tutta interna
alla satira politica legata alla vicenda contemporanea, contingente,
le scene degli incontri tra il dittatore e il "collega"
italiano, da quello dell'incontro alla stazione, alla parata, all'incontro
nello studio e poi dal barbiere con i due che cercano di primeggiare
l'uno sull'altro. Non c'è solo satira o gags. Intenso e poetico
riesce Chaplin nelle scene della persecuzione dell'ebreo sosia del
dittatore, e nel "discorso" finale con l'invito alla resistenza,
ai valori umani. Intensissima poi la scena in cui Chaplin fa la
barba alla Goddard, mentre questa con visceralità parla delle
cose in cui crede.
Dopo la guerra sono tre film, in cui è un
aumento del pessimismo verso le cose del quotidiano e verso il mondo.
Decisamente pessimista è Monsieur Verdoux
(1947): qui abbandona i panni di Charlot, appare come un elegante
signore francese di mezza età , costretto dalla disoccupazione
a diventare assassino per dare da mangiare al figlioletto e alla
moglie inferma; Chaplin prende a prestito la storia di Landru, criminale
francese che profittava di vecchie zitelle per impadronirsi dei
loro soldi dopo averle ammazzate; non mancano trovate umoristiche,
ma il racconto è privo di speranza. Nel 1952, accusato di
simpatie per i movimenti di sinistra e progressisti, nel clima da
caccia alle streghe di quegli anni e di repressione politica interna,
dovette lasciare gli USA, scegliendo come nuova patria la Svizzera.
In USA Chaplin tornerà solo dopo 20 anni, quando nel 1972
gli viene dato un Oscar alla carriera dopo averlo escluso sistematicamente
da qualsiasi premio, e aver inscenato una lunga sequela di processi
e diffamazioni (l'America ipocrita non gli perdona i 4 matrimoni,
tutti con ragazze giovanissime).
Gli ultimi film: il patetico, straziante e autobiografico
Luci della ribalta (1952), Un
re a New York (1957), La contessa di Hong
Kong (1967).
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