Robert Bresson
Robert Bresson
Robert Bresson è nato a Bromont-Lamothe [France] nel 1907.
Eccellente preparazione umanistica, pittore, inizia con il mediometraggio
Gli affari pubblici (Les affaires publiques,
1934) e con alcune sceneggiature. Esordisce nella regia durante
l'occupazione nazista della Francia: La conversa
di Belfort (1943) è una storia drammatica su due suore
di una congregazione domenicana. Perfidia
(1944) è il racconto di una macchinazione femminile, ricavata
da "Jacques il fatalista" di Diderot. Fin da questi film
Bresson utilizza uno stile duro, scarno, rigoroso. La sua è
una visione tragica, a cui nulla e nessuno può sfuggire.
Tragedie sono Il diario di un curato di campagna
(1950) da Bernanos, storia di un prete che fallisce la sua missione
e si spegne nella sofferenza del cancro. Un condannato
a morte è fuggito (1956) su un episodio della Resistenza,
l'evasione di un prigioniero dalla fortezza lionese di Montluc.
Pickpocket (1959) storia scabra e spoglia
di un altro escluso condannato alla solitudine. E' una caratteristica
di tutti i personaggi di Bresson: la santa del Processo
di Jeanne d'Arc (1962), la piccola Marie di Au
hasard Balthazar (1966), la infelice bambina di Mouchette:
tutta la vita in una notte (1967, ancora da Bernanos), la
suicida di Così bella, così dolce
(1969).
Il punto più alto della parabola disperata Bresson lo raggiunge
nei suoi tre ultimi film. L'austerità diventa qui aridità,
l'essenzialità ineffabilità, insistente la condanna
a cui l'uomo non può sfuggire: l'epopea di Lancillotto
e Ginevra (1974) girato tutti in interni stilizzati e opprimenti.
Il diavolo probabilmente... (1978), e I
soldi (L'argent, 1983). Quello di Bresson è una cinema
non facile, il suo obiettivo è, come ha scritto: "produrre
l'emozione ottenendola attraverso una resistenza all'emozione"
[1]. Cosa non facile e soprattutto non sempre sostenibile per lo
spettatore .
Note
[1] Citata da: Dizionario del cinema : cento grandi registi / Fernaldo
Di Giammatteo. - Roma : Newton & Compton, 1995.
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