Tinto
Brass
Tinto Brass
Tinto Brass è stato un regista di B-movie, capace di accettare
l'uso del genere erotico e porno in maniera disinvolta e con notevole
abilità tecnica. Miranda (1985, con Serena Grandi)
è ambientato nella padania degli anni '50: storia di una
locandiera che in attesa del marito disperso in guerra si concede
a numerosi amanti. La chiave con Stefania Sandrelli tra
le sue cose migliori ecc. L'uomo che guarda (1994) ecc.
Giovanni Brass, in arte Tinto, nasce a Milano nel 1933 ma è
a tutti gli effetti veneziano per tradizioni e riferimenti culturali.
A trent'anni il suo debutto cinematografico con il film "Chi
lavora è perduto" (1963) cooproduzione italo francese
di cui Brass firma la sceneggiatura la regia e il montaggio. Primo
film "arrabbiato" della storia del cinema italiano venne
salutato come prova di una possibile (e mai nata) nouvelle vague
italiana.
Lo spirito anarchico, giovanile, sperimentale di questa prima opera
si affievolisce notevolmente nelle prove successive. Sia nei mediometraggi
"L'uccellino" e "L'automobile" nel film a episodi
" La mia signora" sia nel successivo lungometraggio "Il
disco volante" in cui l'irruenza stilistica e l'anticonformismo
di Brass si livellano ad uno statuto più commerciale che
fa leva sull'abilità confezionistica dell regista dissipando
la forza surreale e umoristica che lo aveva contraddistinto nel
suo esordio.
Un tentativo di ritornare alle tematiche di "Chi lavora è
perduto" avviene con il documentario " Ça ira -
Il fiume della rivolta" in cui Brass sfrutta immagini di repertorio
per esprimersi liberamente senza avere il dovere di una trama. Ma
già da "Yankee" (un makaroni western girato tra
italia e spagna) è evidente l'uso commerciale che Brass fa
della sue capacità registiche. Scelta, quella che sposta
il regista dalla "sperimentazione" al mercato, che ritroviamo
anche nei due successivi film del regista veneziano "Col cuore
in gola" e "Nerosubianco" in cui si pongono i limiti
di una personalità, comunque, di grandi capacità linguisti
ed in possesso di una vena fantastica sempre originale. Non è
un caso, infatti, che il film "L'urlo" contraddistinto
da una polemica quasi surrealistica, girato nel 1968, verrà
dissequestrato solo nel 74. I difficili rapporti con la magistratura,
d'altronde, sembrano essere l'unico vero leitmotiv di una produzione
cinematografica assai variegata e poliedrica.
Gli anno 70 si aprono, per Brass, con "Dropout" un film
poetico e sperimentale che elogia le follia come poesia di vivere.
Pregevole film dal punto di vista critico venne assolutamente ignorato
dal pubblico. Film che fa il paio con "La vacanza" in
cui gli stessi attori protagonisti di "Dropout" si scambiano
i ruoli.
Ma questi sono gli ultimi film "seri" di Tinto Brass che
da adesso in poi si cimenterà nel porno - mezzo "soft"
/ mezzo "hard" -. A volte con opere in cui vien fuori
il suo spirito più greve e incontrollato come in "Saloon
Kitty" altre volte con una maggiore autorialità come
in "La chiave". In mezzo fra i due estremi c'è
tutta la produzione recente di Brass in cui riesce con una certa
maestria a far convivere all'interno degli stessi spazi scenici
una sempre accurata azione della macchiana da presa ad un dichiarato
amore per l'anatomia umana, soprattutto femminile.
Ed è, con tutta probabilità, questo il Tinto Brass
che conosciamo meglio. Quello di "Miranda", "Capriccio",
"Paprika", "L'uomo che guarda", "Fremo
posta Tinto Brass", "Tra(sgre)dire" e l'ultimo "Senso
'45". Il Brass, cioè, che si inebria nell'elogiare deretani
e tette di ragazze, donne e ragazzine impersonate da giovani attrici
che Brass va, pian piano, scoprendo (in ogni senso) senza mai dimenticare
le sue capacità registiche che rendono, comunque, questi
film sempre accattivanti da un punto di vista visivo e non privi
di ironia e della sua solita irriverenza e fantasia espressiva.
(Scheda a cura di Ugo Giansiracusa)
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