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Lillian Gish


Lillian Gish

Nata a Springfield [Ohio] il 18 ottobre 1896 (morì il 27 febbraio 1993 a New York) Lillian De Guiche, dopo aver calcato le scene teatrali da bambina (danzò tra l'altro in uno spettacolo di Sarah Berhardt), fu presentata dall'amica d'infanzia Mary Pickford alla Biograph, la società newyorkese di Griffith. Nel 1912 apparve in una dozzina di films (da un rullo), in sei era protagonista; in Un nemico invisibile era insieme alla sorella Dorothy. Nel cortometraggio I moschettieri di Vicolo del Porto, il più realistico di quelli girati nel 1912, la sedicenne attrice era una mogliettina oppressa, la cui disarmante innocenza si trasformava in forza interiore. Nel 1913 è la volta di Cuore di madre: ancora moglie, nel cui finale, dopo che l'inettitudine del marito le uccide il bambino, guarda con rabbia impotente la culla vuota, esce di casa e con un bastone distrugge un cespuglio di rose. Griffith, che allora usava come attrici preferite Blanche Sweet e Mae Marsh, finì per trovare in Gish una interprete ideale - anche se poi i rapporti tra i due furono conflittuali -. Protagonista di Judith di Bethulis. Ha un ruolo nel colossal Nascita di una nazione (1915). In Intolleranza (Intolerance, 1916) ha la funzione di raccordo tra i vari episodi storici e attuali, nelle vesti allegoriche di una madre che dondola una culla. Con il film di propaganda Cuori del mondo (1918) conosce la guerra. Da questa esperienza deriva il tragico personaggio di Giglio infranto (1919), reso con molta sensibilità sobrietà e mimica. Gish ha 23 anni, ma interpreta una tredicenne londinese, che vive in un quartiere malfamato, con un padre alcolizzato e boxeur di cui ha paura, e la tenerezza che le offre un povero cinese. Massacrata a frustate dal padre che ha perso sul ring, spira davanti al giovane che l'ha appena vendicata; per non rattristarlo, atteggia le labbra a un sorriso: una delle immagini più strazianti e famose della storia del cinema. E' poi la volta di Agonia tra i ghiacci, e delle Due orfanelle (con la sorella Dorothy). Oltre che con Griffith, Gish ha lavorato con King Vidor interpretando La Bohème (1926) con John Gilbert. E' diretta da Victor Sjöström in La lettera scarlatta (1926), e ne Il vento. Il vento è il protagonista di questo film (così come in "Greed" di Stroheim è il denaro): una tempesta di sabbia (ricordiamo che siamo nel cinema muto, non esisteva il sonoro, ma lo stesso "si sente") spinge una sposa bianca, che ha fatto un matrimonio per disperazione e non lo ha consumato, a uccidere un forestiero penetrato nella capanna, perché tentava di violentarla. Quando il marito torna e scorge il cadavere, aiuta la donna a seppellirlo. Da questa solidarietà nel delitto scocca finalmente la scintilla d'amore tra i due. La Metro-Goldwyn- Mayer si adoperò per seppellire questo film. Louise Brooks che a quel tempo lavorava vicino, alla Paramount, non ne aveva mai sentito parlare e lo scoprì solo nel 1956 quando lo rintracciò alla cineteca di Rochester. Hollywood si preparava allora a inaugurare gli oscar, sarebbe stato un disastro per tutti se avesse vinto Lillian Gish con il suo personaggio "immorale". La società produttrice rinviò tutto finché il premio non fu assegnato a Janet Gaynor.
La società hollywoodiana aveva bisogno di attrici che seguissero il modello della vecchia Gish (come la Gaynor), non di attrici tragiche complesse. Gish fu costretta a tornare al teatro, mentre Sjöström se ne tornò a Stoccolma, colpito anche lui dall'ostracismo hollywoodiano. Come attrice di teatro recitò con successo in commedie e tragedie del teatro classico: fu Ofelia in un memorabile "Hamlet" messo in scena da John Gielgud a Broadway nel 1936. Si sa che Tennessee Williams scrisse per lei "Ritratto di madonna" che modificato divenne "Un tram che si chiama desiderio". Nel secondo dopoguerra tornò al cinema, ma solo con ruoli di caratterista: è la moglie di Lionel Barrymore in Duello al sole (1947) di King Vidor: dello stesso attore era stata nipote nel film "Il cappello di New York" (1912), e recitò come figlia in un altro film. Ha ruoli anche in "La tela del ragno" (1955) di Vincente Minnelli, "Gli inesorabili" (1959) di John Huston, "Ordine di uccidere" (1958) dell'inglese Anthony Asquith, "I commedianti" (1967) dell'inglese Peter Glenville. Un buon ruolo ha ne La morte corre sul fiume (1955) dell'inglese Charles Laughton (attore, questo è stato il suo unico film girato in America): sulla sponda del fiume strappa i ragazzini dalle grinfie del mostro (Robert Mitchum) uscendo dalla fattoria con il fucile che aveva imparato a imbracciare nel suo ultimo film muto, "Il vento". Nel 1977 in "Un matrimonio" di Robert Altman, è la nonna che muore all'inizio del film. E' coprotagonista de Le balene d'agosto (1986) del britannico Lindsay Anderson, accanto a un'altra vecchiarda del cinema, Bette Davis, che interpreta la sorella minore cieca.



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