Storia della letteratura europea - Torna in homepageHerodotos


Herodotos

Herodotos nato a Alicarnasso [Caria] nel c.484- (morì dopo il 430-), ma ateniese d'adozione, il maggior storico greco antico. Egli vede nelle guerre greco-persiane l'avviarsi di una nuova età degna di essere non solo raccontata ma tramandata secondo dati il più possibile esatti e controllati di persona. Herodotos non ha solo interessi per battaglie e politica, ma più generalmente etnografici e per gli usi i costumi le credenze delle popolazioni. La sua storia personale è indicativa del passaggio della centralità culturale dalle coste anatoliche a quelle greche e poi italiche. La sua famiglia era cario-greca e lui nacque durante la dominazione persiana della Caria. In seguito alla rivolta contro il tiranno Ligdami e alla guerra civile che ne seguì , fuggì a Samo (c.460-) e potè tornare in patria solo occasionalmente dopo il 454-. In questi anni viaggiò a lungo attraverso l'impero persiano, l'Egitto, la Mesopotamia, la Scizia, la Macedonia. Fu anche a Atene (447\443-, a intermittenza) dove conobbe Perikles e Sofokles. Nel 443- si trasferì nell'Italia greca, e contribuì a fondare la colonia panellenica di Turi: sugli anni successivi non si hanno notizie.
Le sue Storie trattano dei contrasti e delle lotte tra la Grecia e i "barbaròi" prima e durante le guerre persiane (494\479-) investigandone le cause. Il testo fu poi diviso dagli studiosi alessandrini in nove libri, intitolati alle Muse. Nei primi quattro sono gli antefatti dello scontro tra greci (asiatici e europei) e i persiani. E' una storia che copre vari secoli e che riguarda popoli diversi (medi, persiani, egiziani, sciti) con numerosi excursus geoetnografici e storici. Negli ultimi libri (l'ultimo si pensa sia incompleto a causa del brusco interrompersi della narrazione) sono le guerre persiane fino al 479-: il conflitto è inscritto nel più ampio conflitto tra barbari asserviti al sovrano divinizzato e greci portatori dei valori di libertà dell'individuo e della comunità politica.
La struttura delle "Storie" è arcaica: si basa sulla successione di storie interessanti e sulla raccolta di materiali che sono il frutto di ricerche dirette. Manca una architettura letteraria, che sarà tipica della storiografia successiva. Herodotos è attento alla dimensione religiosa: la storia umana è percorsa da forze divine oscure come l'"invidia degli dei" e il fato cieco. Unisce un senso acuto della relatività dei fenomeni umani alla curiosità e disponibilità a capire gli usi e i costumi locali delle varie popolazioni. Da ciò il carattere aperto di "ricerca" della sua opera. Pur accogliendo fatti mitici o leggendari, rifiuta l'interpretazione mitica, fonda il suo racconto sulla visione diretta e l'analisi critica con una passione investigativa laica e razionale. Per questo *Cicero lo definì giustamente "padre della storia": per noi è uno degli storici migliori dell'antichità. Dal punto di vista della storia della storiografia ebbe un ruolo importantissimo, non solo per lo sviluppo della storiografia greca e poi di quella occidentale, ma anche perché rispetto a a Thoukudides rappresenta un tipo di storiografia diversa: mentre quello si limiterà al settore politico, Herodotos fa storia in senso più globale, sociologico e culturale. Ciò servirà a non immiserire settorializzando solo al politico-guerresco un'analisi che, per essere non falsante o non parziale, deve riguardare tutti gli aspetti sociali e culturali di una società o di un popolo.
Le "Storie" furono scritte probabilmente in uno ionico ricco di arcaismi e atticismi. Nuovo è lo stile, semplice e efficace, basato su strutture elementari e anche ripetitive, duttili e funzionali ai temi eterogenei della sua ricerca.

Contesto storico


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