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Theòkritos

1) notizie biografiche

Nato a Siracusa nel c.310-, dove rimase fin verso il 275-. Soggiornò poi nell'isola di Koo dove fece parte del circolo poetico di Filetas, che ricorda con rimpianto nel VII idillio, e successivamente a Alessandria dove fu protetto da Tolomeos II Filadelfos, che celebrò nel carme XVII. Conobbe Kallimakhos e gli altri letterati del tempo. Più tardi tornò a Koo dove rimase forse fino alla morte (avvenuta nel c.250-).

2) opere

Di Theokritos abbiamo: trenta Idilli, brevi poemi in esametri in dialetto dorico di tipo siracusano (nei poemetti epico-mitologici il siracusano è una semplice patina su un fondo ionico-omerico); 24 Epigrammi; La zampogna; e un breve frammento di una "Berenix".
Si ritengono spuri gli idilli: XIX (Il ladro di miele), XX (Il pastorello), XXI (I pescatori), XXIII (L'amante), XXVII (Il colloquio). Risultano dubbi altri quattro (VIII, IX, XXV, XXVI).
Il termine 'idillio' non aveva nulla a che fare con la poesia pastorale e bucolica: indicava probabilmente solo la brevità dei carmi. Il successo di Theokritos con i suoi carmi bucolici, diede al termine 'idillio' la sfumatura pastorale che ha poi mantenuto.

Solo una decina di carmi hanno carattere bucolico. Altri idilli rappresentano ambienti cittadini (Le siracusane, XV), o hanno il carattere di 'mimi' (Eschine e Tionico, XIV), o sono d'argomento epico, amoroso e encomiastico. Gli idilli di argomento pastorale, che fecero da modello per le "Bucoliche" di Virgilius, sono in genere dialoghi e gare tra vari pastori.
Il tono di Theokritos è più realistico di quello di Virgilius che ha una maggiore tendenza all'idealizzazione della vita pastorale. Quello di Theokritos in ogni caso è sempre un linguaggio d'arte. Egli crea una evasione per il pubblico di lettori delle città occidentali, soddisfacendo anche i dotti con la raffinatezza della sua arte. Nel giro di poche decine (raramente centinaia) di versi, il poeta addensa innumerevoli sensazioni, passaggi di umori e gamme di ispirazioni, dal sentimentale all'ironico, dal giocoso al tragico. Elabora la più semplice delle materie con pazienza infinita senza distruggerne la vitalità , traendo dalle parole quotidiane o ricercate tutte le melodie possibili.
Tema fondamentale della poesia colta di Theokritos è l'amore, dominato e mai spinto a toni alti o drammatici (se non in parte nell'idillio II).
Così i languori di Dafni, spogliato di tutta la sua penosa vicenda mitologica, immerso nel ronzare delle api e nel profumo dei ginepri, in canzoni e lamenti che si perdono alla fine insieme al cantore quando l'amore lo avvia verso la fiumana dell'Ade. E così i sospiri e gli inviti dell'irsuto Ciclope per Galatea «più candida del latte cagliato, più morbida di un agnello, più altera di un vitello, più brillante dell'uva acerba», e alla fine i suoi gemiti di amante illuso: «Ciclope, Ciclope, dove te ne sei volato con la mente?».

Di uguale grazia ma di realismo diverso, i mimi e i dialoghi in cui rivive tra vivide battute e pettegolezzi la vita urbana brulicante di folla, gli spettacoli, le cerimonie. Quadretti di genere culminanti nelle "Siracusane", due donne di Siracusa migrate a Alessandria, di buone condizioni ma di interessi borghesi: l'arredamento, la moda, la servitù , i bambini, i mariti, il traffico.
Per compiutezza letteraria e stilistica gli "Idilli" di Theokritos sono una delle opere più perfette della letteratura greca. Maestro del carme breve, non sembra richiamarsi alla teoria di Kallimakhos. A differenza degli altri poeti ellenistici, non fa pesare l'erudizione, cerca l'ispirazione immediata, nella contemplazione della natura. Non sappiamo fino a che punto i suoi versi riflettano, in à mbiti colti, i canti dei contadini siculi di cui Theokritos dovette avere esperienza.

Ebbe una forte influenza già tra i contemporanei, con un certo numero di seguaci. Negli sviluppi successivi si pone sulla linea di Virgilius, Nemesianus, Sannazzaro, fino alle pastorelle in versi del XVIII secolo europeo. Gli si deve tra l'altro la divulgazione dell'atto unico, e l'invenzione (si legga ad esempio l'idillio V) di quella che venne poi chiamata camporella (in Italia) o alfresco-sex (in Inghilterra).

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