Vergilius:
Le georgiche
Vergilius: Le georgiche
Nel 37- iniziò a scrivere I quattro libri di georgiche
(Georgicon libri IV). L'idea di celebrare l'agricoltura gli venne
da Maecenas: il suggerimento rientrava, nelle mire del consigliere
di Octavianus, in un preciso piano propagandistico di ritorno
alla terra dopo tanti anni di lotte civili. Vergilius ebbe piena
libertà nella trattazione, e vi si dedicò nel suo
ritiro campano per ben sette anni. Finite nel 30-, era tale l'interessamento
di Octavianus per il poema che quando si recò a Atella
[Campania] per curarsi un mal di gola, si fece leggere l'intero
testo: la lettura durò quattro giorni, uno per libro, e
ogni volta che la voce del poeta si arrochiva per la fatica, era
sostituito da Maecenas.
Vergilius si applicò con scrupolo alla stesura del testo.
Si aggiornò sui trattati di agricoltura scritti in Grecia
e in ambiente romano, conobbe anche l'opera del carthagonese Mago.
Trattato di agricoltura, con qualche limitazione [si è
notato che Vergilius parla ad es. di un solo tipo di coltivazione
della vite, quello della sua terra, in cui l'arbusto è
legato all'olmo, mentre ai suoi tempi sappiamo esistevano sei
maniere di coltivare la vite; Vergilius fa un solo accenno alla
coltura dell'olivo, mentre un contemporaneo come Varro nel "De
re rustica" ne tratta diffusamente ecc.] , ma soprattutto celebrazione
dell'agricoltura.
Il primo libro tratta della coltivazione della terra, si iscrive
idealmente nel giro delle stagioni durante l'anno, dalla primavera
all'inverno. La materia tecnica fa da ambiente e paesaggio: non
si parla di schiavi né di fattori, ma è tenuta presente
la misura di un podere in cui sono chiamati braccianti solo al
tempo della mietitura.
Il secondo libro è il canto della vigna e del dio Bacco,
della vitalità misteriosa della natura. Si conclude con
la celebrazione della vita campestre in contrapposizione alla
città.
Il terzo libro tratta dell'allevamento del bestiame, con commossa
partecipazione per l'"umano" esistente in queste creature cariche
di energia e splendide di bellezza: amori impetuosi, malattie,
la morte. Gli aspetti didascalici si risolvono in ammirata contemplazione,
in immagine plastica.
Nel quarto libro sono cantate le api (sappiamo che il padre di
Vergilius era un appassionato apicultore). La trattazione è
entusiastica ed aerea, nella vita delle api Vergilius ritrova
l'immagine della società umana in cui l'individuo ha il
dovere di subordinare il suo interesse particolare al bene della
collettività.
L'ultima parte del libro terminava con la lode all'amico poeta
Cornelius Gallus, primo prefetto dell'egitto: dopo il suo suicidio
nel c.26-, Vergilius sostituì l'elogio all'amico con la
favola di Aristeus.
Contesto
[1996]
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