Horatius 
              Flaccus: interpretazione dell'opera 
            
             
             
                  Horatius Flaccus: interpretazione dell'opera 
                 In Horatius si intrecciano un gran cumulo di notizie biografiche, 
                come pochi scrittori dell'antichità greco-latina, sia che 
                si tratti di notizie vere, verisimili, reali o fittizie. Modello 
                letterario è, oltre i lirici greci, Lucilius che, dice 
                Horatius, ai libri "affidava gli affanni del cuore" e nei libri 
                descriveva la sua vita "come in un quadro votivo". Horatius lo 
                supera per l'aggiunta di dettagli fisici con cui si ritrae grasso 
                basso e cisposo, sofferente di stomaco e irritabile (come conferma 
                anche Svetonius nella sua "Vita"). Sono notizie che dissemina 
                in tutte le sue opere, e che si trovano concentrate nella VI satira 
                del primo libro. Qui esalta il padre, rievoca le proprie vicende 
                esistenziali, traccia un ritratto ideale: figlio di liberto, poeta 
                in carriera, non ha ambizioni di potere, si contenta di quello 
                che ha (che non è poco), rifiuta ogni forma di rigorismo 
                stoico o di eccesso epicureo. I piedi piantati a terra, si gode 
                la giornata, orgoglioso del piacere di viaggiare liberamente, 
                senza preoccupazioni, tra il Foro e il Circo, di aggirarsi tra 
                i banchi del mercato chiedendo il prezzo delle verdure e del farro. 
                Gli piace "ordinare le parole nei versi", scegliendo l'esametro 
                come aveva fatto Lucilius ("me pedibus delectat claudere verba 
                | Lucili ritu"), lavorare sulla lingua togliendo smussando recuperando 
                arcaismi inventando neologismi con l'abilità del giocoliere 
                (vedi: Lettere, II, 2,124). Da quell'avamposto militare che era 
                Venosa, sua città natale, senza nostalgia affiorano ricordi: 
                figure di saggi come il contadino Ofellus, che puntellano con 
                lieve ironia e tocco umoristico i suoi ideali, che sono poi gli 
                ideali della politica augustea di restaurazione. Horatius dà 
                corpo al suo pensiero legato ai princì pi di una morale 
                essenzialmente arcaica, concretizzando in scene dialogate il discorso 
                sulla frugalità o sulla necessità di "fronteggiare 
                con animo forte l'avversa fortuna". 
                 
                Considerato maestro di classicità Horatius non ebbe validi 
                imitatori. Entrò presto nelle scuole, sotto i Flavi: nello 
                stesso I secolo (+) iniziarono le edizioni, come quella di Valerius 
                Probus, e i commenti come quello di Terentius Scaurus. Nel VII-IX 
                secolo si perdono le tracce. Al IX secolo risalgono i manoscritti 
                più antichi che possediamo. "Satire" e "Lettere" furono 
                lette per il loro taglio moraleggiante. Con l'umanesimo, accanto 
                all'opera di raccolta dei manoscritti e degli scoli, è 
                il suo imporsi in tutti i paesi europei. Solo con il romanticismo 
                iniziarono difficoltà di comprensione tra il nuovo gusto 
                e certe posizioni di Horatius visto come supporter di un potere 
                centrale. 
              Contesto
              
                [1996]
              
             
            
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