Storia della letteratura europea - Torna in homepageHoratius Flaccus: i carmina


Horatius Flaccus: i carmina

I Carmina (o: Odi; Carmina) furono pubblicate in due riprese: i primi tre libri dedicati al solito Maecenas uscirono nel 23-, mentre il libro IV uscì nel c.13-. Si tratta dell'opera più complessa di Horatius. Alla fine dei primi tre libri si vanta di aver introdotto nella letteratura latina le forme liriche dell'antica poesia greca eolica di Saffos e di Alkeos. E mentre Virgilius voleva bruciare l'"Eneide" e Ovidius le "Metamorfosi", Horatius pone a sigillo di questi primi tre libri l'epigrafe ("exegi monumentum aere perennius") con cui vanta di aver innalzato un monumento più duraturo del bronzo, più alto delle piramidi, sicuro dell'eternità del proprio nome e della propria poesia. Nel suo vanto indica la consapevolezza del distacco tra la sua lirica e quella della generazione precedente, dei neò teroi, che sono così sottratti dall'orizzonte critico che lui presenta. Noi sappiamo che proprio Catullus aveva introdotto per primo l'imitazione di Saffòs: l'operazione di Horatius è però diversa rispetto a quella dei neòteroi. Poesia non è più raffinato prodotto di dottrina o squisita abilità intellettuale, ma insistenza su nuovi ideali etici e coscienza di un lavoro tecnico nuovo. Horatius non rinnega l'influenza della poesia alessandrina, né fa semplice traduzione della poesia greca. L'imitazione delle forme greche non scompone il suo ideale sottilmente ironico. Il suo atteggiamento e i suoi valori sono quelli delle "Satire", ma con un maggior raccoglimento, la volontà di misurarsi con la grande lirica dei poeti greci d'amore. Sono in primo piano i temi della precarietà della vita, la meditazione sulla vita e sulla morte, dell'amore, della bellezza poetica come valore che si sottrae all'erosione continua delle cose. Il tema dell'amore e del "carpe diem" sono motivo profondo e centrale: l'invito a superare la imminente precarietà delle cose nel goduto possesso dell'attimo di cui si può, per un momento baluginante, essere padroni. Momento lirico e momento gnomico costituiscono un'unica tonalità cangiante. Il presente e il quotidiano sono la sfera in cui si esprimono i valori di Horatius, sfera sempre insidiata dall'immanente non essere e dalla mancanza di equilibrio interiore.
I sentimenti, impastati con il fondo ironico e autocritico di Horatius, non hanno mai esplosioni vistose, non si prestano a programmi esterni di restaurazione morale. Di qui anche l'ambigua adesione di Horatius al programma augustusiano, e una prevalente freddezza decorativa nelle odi celebrative, civili, politiche o religiose.
Nei "carmina" Horatius ha creato un linguaggio nel quale si riconoscono gli elementi più tipici dell'espressione classica latina: concentrazione espressiva, rigorosa proprietà linguistica, ordine compositivo, chiarezza, costruzione del periodo calcolata in modo da evidenziare ogni elemento.

Contesto

Horatius Flaccus: opere

[1996]

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